Thursday, May 13, 2004

L'ANNO 2002

L'INTERVENTO
L'astro di “re Giorgio” è in fase calante

di Davide Ferrari, Capogruppo Due Torri-Ds in consiglio Comunale

Mentre in Consiglio comunale la maggioranza approva il Bilancio, ringrazia gli Assessori e brinda alle festività, gli anziani di S. Donato corrono dietro, diciamo così, a Guazzaloca per avere Vigili e risposte. Anche questa è Bologna, oggi. La Giunta ha presentato un Bilancio largamente minato alla base dall’incertezza sulle conseguenze gravi della Finanziaria e circa il gettito che darà la quotazione in borsa di Hera-Seabo. Galletti ha cercato di deviare l'attenzione: dalle spese sociali insufficienti e dalla raffica di aumenti tariffarialle "grandi opere". Ma i bolognesi non possono aspettare il 2014, anno in cui si promette ci sarà il Metrò, (e quale poi?), per avere l'aria un po' più pulita e il traffico un po' meno intasato. E le altre grandi opere che avrebbero dovuto realizzare i privati, in ossequio alle brillanti idee di Guazzaloca, sono tutte state eliminate persino dal testo del Bilancio, dopo che dal '99 ad oggi, di anno in anno venivano rinviate. Dovevano pagare tutto, i privati: il tunnel per auto dal Molino Parisio a Casalecchio, un'altra piscina olimpionica, il cunicolo tecnologico e l'anello intero dell'asse dell'89. Abbiamo esaminato, come opposizione, tutti gli investimenti che la Giunta ha rinviato in questi anni e che ulteriormente rinvia. Solo dal 2002 al 2004 e oltre rappresentano una massa enorme, oltre. 1000 miliardi di promesse "slittate". Non noi ma i giornalisti hanno giustamente, letto i dati, rinominato il "piano degli investimenti" in "piano degli slittamenti". Non si poteva quindi sperare che le "grandi opere" distraessero a lungo. Ed ecco quindi il "ritorno" della sicurezza, della viabilità, dei problemi degli anziani e soprattutto della scuola e dell'Infanzia. A queste voci abbiamo dedicato, noi, tutta l'opposizione unita, l'Ulivo e Rifondazione, 30 proposte. Le abbiamo messe per iscritto e presentate. Non solo al Consiglio ma alla città. In Consiglio la maggioranza ha detto trenta volte no. Persino all'ordine del giorno che recepiva gli impegni contenuti nell'intesa con le OO.SS, che evidentemente vogliono onorare con molta calma. Noi, sempre uniti, abbiamo invece distinto il voto secondo il merito delle questioni, dando anche dei sì, quando motivati. Da oggi le nostre proposte correranno nella città. Come è stato per le dieci che presentammo, via Internet e nei Quartieri dopo il Bilancio dello scorso anno. Allora raccogliemmo oltre 21.000adesìoni. Vedremo ora. La campagna è cominciata bene. Già numerosissime sono le sollecitazioni sulle nostre proposte sull'edilizia scolastica. È la vera priorità, servono duecento miliardi, Galletti ne ha messi 20 in tre anni e già li fa slittare. Ma una considerazione sulla chiusura della Giunta e della maggioranza, che hanno detto solo dei "no", va fatta. Non è un segno di forza. L'astro di quello che si faceva chiamare "Re Giorgio" è in calo. Lo sanno e si rinserrano a Palazzo. Vogliono una lunghissima campagna elettorale: 500 giorni, fatti di opuscoli inviati a casa, di mausolei per far vedere quello che non c'è, di rissoso nervosismo in consiglio, e di visite ardimentose del Sindaco ai centri anziani. Noi non condividiamo questa politica. Non ci sottrarremo mai nei momenti di scontro, ma vorremmo anche che gli interessi di Bologna trovassero lo spazio per emergere, che la politica non scadesse a insulto, che l'amministrazione non si rinchiudesse nella propaganda. Pare che non sia possibile fare ciò con le ormai invecchiatissime "Liste civiche" del Sindaco, (ricordate? Sembravano la grande novità e sono già così antiche, così lontane dai cittadini). Lo faremo allora, con più gusto, con i cittadini, l'associazionismo, e chi come imprese e lavoratori ha dimostrato di avere idee. Bologna non merita che la politica la accompagni al declino. Vuole e avrà qualcosa di più.

Domenica 22.12.2002, IL DOMANI
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LA PROPOSTA
Opposizione unita assieme alla città

di Davide Ferrari, Capogruppo Ds in Consiglio Comunale

Giorgio Celli ha proposto, sulle colonne de "Il Domani", una assemblea dei Consiglieri eletti in Comune e nei Quartieri di Bologna nelle liste dell'Ulivo e di Rifondazione. Condivido la proposta. Lo scopo è chiaro: unire l'opposizione, mentre si avvicina poco a poco la stagione del nuovo confronto elettorale. Anche il metodo mi sembra buono. Non bastano infatti incontri al "vertice''. È opportuno sollecitare il contributo di tutti gli eletti dell'opposizione. Nella città, le assemblee del "Progetto 2004" sono iniziate. Si è partiti, è un grande bene, e si vuole coinvolgere ancora di più e meglio comitati, movimenti, e forze sociali. Il lavoro in Consiglio comunale non è all'anno zero. Sia su traffico e ambiente che sull'Urbanistica, le due materie più difficili, abbiamo fatto passi in avanti e prodotto atti e documenti unitari. Bisogna andare più avanti, è vero. Su questi e su altri terreni. Nelle politiche per lo sviluppo: superando l'ideologia che sostiene che il pubblico deve fare sempre di meno, e magari a favore di ciò che già c'è,
senza tentare il nuovo, senza costruire le condizioni di un nuovo sviluppo, di qualità, su produzioni attuali, con una maggiore valorizzazione del lavoro e dello studio dei giovani. Il conservatorismo ha inciso molto, anche nella geometria locale dei rapporti fra poteri pubblici ed economia. Sostenere un nuovo sviluppo vuoi dire occuparsi delle persone, dall'infanzia alla casa, per liberare tempo, per fondare famiglie, per accogliere forze lavoro valide e innovative, non solo ai rami bassi della produzione. Non a caso infanzia e casa sono i due temi più critici che sono evidenziati dalle proposte delle organizzazioni sindacali. Bisogna cambiare. A Bologna, contro la destra, si vincerà sul cambiamento, contro chi si è impantanato nel provincialismo. Vogliamo una città vivibile, abitabile, partecipabile, non una città di viaggiatori e ospiti, di "passanti" senza diritti All'Ulivo spetta fare il primo passo. Per la forza e la varietà dei contributi che può esprimere. Un Ulivo che, in Consiglio, si unisce e parla una voce sola, come sempre più frequentemente vogliamo fare, proprio quando riesce a confrontarsi e a lavorare con tutta l'opposizione. Ma anche Rifondazione deve mettersi in movimento. Un impegno comune, un confronto ravvicinato con Rifondazione è del tutto possibile. Possiamo evitare così il rischio di trovarci ancora divisi nel 2004 oppure di sancire alleanze poco convincenti, poco cementate nella condivisione dei programmi. Credo aiuterebbe molto coinvolgere le forze politiche non rappresentate in Consiglio. Certamente aiuterebbe lanciare, tutti assieme, una vasta campagna di verifica del nostro lavoro e di ascolto di proposte con tanti incontri con i lavoratori, i sindacati, le associazioni di impresa e di commercio, i movimenti per la democrazia e di diritti, le organizzazioni delle donne, il mondo della scuola, dell'Università, della cultura. Saremo più uniti in Consiglio, oggi, nel confronto elettorale, domani, se avremo con noi la forza delle idee della società. Bisogna non farsi travolgere dal lavoro quotidiano di interdizione della Giunta Guazzaloca. Certo, bisogna sapere che tali e tante sono le "malefatte" di questo “governo dei pochi”, il Bilancio appena presentato lo dimostra, fra sogni di gloria e spese pazze, fra tariffe aumentate e liste di attesa nei nidi ecc ecc. Tutto mentre l'aria è sempre più irrespirabile e la libertà di muoversi senza ingorghi interminabili una vana speranza. Ma, appunto, contro il prevalere delle cerchie ristrette, dei "pochi", cosi tipico dell'era Guazzaloca, l'opposizione cresce di autorevolezza quando ha con sé i "molti", i cittadini, le loro idee. Per questo è utile cominciare con una assemblea unitaria, senza escludere nessuno, e verificare passo a passo, progetto per progetto i punti che accomunano. Il Consiglio comunale non è più, per effetti di legge e per insipienza della attuale maggioranza, una palestra politica e decisionale di grande efficacia. Può essere però, dai banchi dell'opposizione, il solerte avvocato della città: La città che vuole, oggi, combattere il declino che Guazzaloca accompagna e accelera e, per il prossimo futuro, fare udire la voce della sua grande intelligenza, delle sue idee. Risalterà allora ancor più l'assenza del Sindaco. Non è infatti, la sua, la ritrosia di chi sfugge il teatrino della politica o l'apparenza, ma la latitanza di chi nonna, sempre più spesso, niente da dire.

Domenica 24.11.2002, IL DOMANI



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"Unire la 'Sinistra delle persone' per vincere a Bologna. Grande Ulivo, larga alleanza partiti e movimenti. Apriamo il cantiere delle idee"

Intervista a Davide Ferrari,
pubblicata da "il domani", sabato 27 luglio 2002.

Si conclude l'anno politico, qual'è il suo giudizio di sintesi?
Bisogna mettere in primo piano due fatti:
II primo ha una grande valenza nazionale ma è stato vissuto a Bologna con una
forza peculiare, che non è stata ancora valutata.
Parlo dei grandi movimenti per i diritti.
Questi movimenti si sono intrecciati, inevitabilmente, con un risveglio forte della critica anche a come Bologna è governata.
Una critica esigente e motivata che ha richiesto una svolta anche all'opposizione.
Il secondo fatto?
Riguarda il campo del centrodestra, il Sindaco, la sua posizione politica.
Mi pare chiaro che, salendo la temperatura del confronto e approfondendosi la crisi del proprio consenso, Guazzaloca sia stato indotto- da un lato- a rendere evidente la propria appartenenza allo schieramento che lo ha eletto (pensiamo all'intervento che ha svolto al Congresso di An ma anche con alla ritirata sui finanziamenti al TPO).
Quindi in sintesi?
Siamo in una situazione nuova, di più acuti contrasti e di urgenza nuova della
politica.
Più lotte, quindi?
Proprio l'acuirsi dei problemi richiede risposte alte e consapevoli. Non si
conducono battaglie senza un progetto, non si fonda un progetto se non con lo
stimolo di un conflitto a cui partecipare fino in fondo.
Quale progetto, allora?
Tutti capiscono che dobbiamo allargare le alleanze politiche e sociali del
centrosinistra.
In primo luogo bisogna pensare a mantenere saldo il rapporto con quella grande maggioranza di lavoratori di età diverse, molti i giovani, e di cittadini che hanno manifestato in ogni occasione in questo anno di fuoco la propria volontà di avere e di esercitare diritti.
Sono convinto che molte delle componenti sociali più dinamiche delle nuove
generazioni di Bologna, quelle che ritroveremo parte dirigente, nel lavoro e nelle
professioni, domani, sono oggi tra i protagonisti di quelle manifestazioni.
C'è-anche in questi giovani- una forza unitaria che può rimettere in carreggiata le cose, sospingere l'opposizione a ritrovare un'unità vera e forte, di prospettiva e di azioni.
Non si tratta, soprattutto a Bologna, di fare propaganda. Bisogna, all'opposizione, porre il tema di un'alternativa.
Il centrodestra non ha cura della qualità dello sviluppo e della valorizzazione delle persone.
Ma senza innovazione si deprimono proprio quei distretti economici e sociali,
come quelli emiliani e bolognesi, fatti di imprese medie e di un artigianato diffuso, che vincono sulla competitività.
Certamente non basta loro risparmiare sulla forza lavoro per competere.
Sta a noi dimostrare che è possibile una politica diversa, la proposta di uno
sviluppo e di un lavoro adeguato e alla qualità e al sapere che già appartengono alle persone che vivono nella nostra realtà.
A loro, se lavoratori, non basta un lavoro 'purché sia', e, se imprenditori, non basta pensare di determinare le dimensioni della propria impresa con le proprie sole capacità e terminarla con la propria età di vita lavorativa.
La sfida è già qualitativamente più alta.
La Giunta e la Maggioranza che governano Bologna dichiaravano di volere una
nuova alleanza per lo sviluppo basata sulla rappresentanza diretta delle forze
produttive.
Ma questa alleanza dei cosiddetti poteri forti, in realtà a Bologna, non ha chiuso il suo cerchio.
Tutta la città, anche i suoi punti di eccellenza, richiedeva e richiede scelte
lungimiranti per lo sviluppo.
E allora c'è ancora spazio per una politica più grande e perciò stesso più rispettosa della città e dei cittadini.
Ma non ha pesato anche la volontà di Guazzaloca di ricercare il pragmatismo "di
servire la città senza dirigerla" come ha dichiarato all'inizio del mandato?
No. Il problema è che ha mostrato i suoi limiti l'asse sul quale Guazzaloca si è
finora retto. "Saremo continuisti -affermava- sui servizi e invece saremo innovativi sulle infrastrutture".
Ebbene, sulle infrastrutture: oggi nessuno, oltre la Giunta, giura più sulle capacità salvifiche del piccolo metrò progettato.
Per quanto riguarda i servizi, sono proprio i cambiamenti della città portano ad
aumentare le richieste di protezione, di coesione.
Ma i servizi costano e la Finanziaria di Berlusconi e Tremonti impone
esternalizzazioni obbligate e più ancora il degrado dei servizi, che sono poi anche imprese, lavoro, professionalità, ricchezza, creano valore e Guazzaloca non ha fatto nulla contro questa politica.
Quale l'alternativa?
Bologna o punta sul futuro, sui giovani, sulle produzioni avanzate, sulla cultura, o decade inesorabilmente.
Bologna ha bisogno di una nuova stagione di libertà, nella vita familiare e
quotidiana, nel lavoro, garantite proprio dalla rete di sicurezza di servizi, rinnovati ed allargati.
Il governo pubblico di una grande città ha oggi più responsabilità.
Per continuare a mantenere lo standard dei servizi non basterà decidere che cosa esternalizzare e che cosa conservare.
No. Bisognerà chiamare la città a investire socialmente di più sui servizi tenendo, in ogni grande comparto, una quota di gestione pubblica di alta qualità, come misura e verifica dell' efficacia dell'intero sistema, e chiamando i privati a una forte collaborazione integrativa, dichiaratamente integrativa, non sostitutiva e concorrenziale con il pubblico.
Ci sono, nei servizi, mercati nuovi da creare, non spoglie da spartire.
Anche per fondare mercati sociali nuovi, per creare nuovi servizi, i "non forti", che in realtà sono a Bologna ceti vasti, ricchi di capacità e formazione, possono saldare alleanze diverse da quelle che sono date per scontate dal 28 di giugno del 1999.
Si è riacceso anche il dibattito a Bologna nell'Ulivo e sull'Ulivo, cosa ne pensa?
Si è risvegliata Bologna, non possiamo ricominciare le dispute interne al sistema dato delle forze politiche.
Se si vuole partire dall'elaborazione di un progetto non ha davvero nessuna
importanza riaprire la questione di chi conduce il gioco, fra DS e Margherita.
E' chiaro che nessuno basta a se stesso.
Non si può contrapporre la rinascita dell'Ulivo all'allargamento dell'alleanza a
Rifondazione e altre forze.
Allora, se riunire il nucleo del vecchio Ulivo non porta da nessuna parte è però
necessario arrivare per gradi ad una alleanza che abbia una vera contaminazione delle culture al suo interno e luoghi condivisi di azione, non solo i partiti attuali.
In sostanza la" federazione dei riformisti" da un lato e un centrosinistra a due
gambe, i moderati e gli antagonisti, dall'altro, mi sembrano entrambi progetti senza ossigeno.
Ci vuole una nuova alleanza, non più accordicchi e desistenze.
Su un programma più coraggioso di quello della stagione dell'Ulivo ma con il
metodo costituente che gli fu proprio.
Qualcuno lo chiama il grande Ulivo, Cofferati, anche lei?
Non ci arriveremo in un giorno.
Oggi sono ancora larghe le distanze, non solo con i movimenti e Rifondazione,
soprattutto con la "sinistra delle persone", con le parti più attive e giovani della
nostra società, ma bisogna arrivarci.
Aprire il più possibile il cantiere per vincere a Bologna, non rinchiudendosi in
tavoli e gruppi dei soli partiti, può essere una tappa di grande significato.

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Due Torri per Bologna
COMUNE DI BOLOGNA
Gruppi Consiliari
Due Torri per l'Ulivo, Margherita per l'Ulivo,
Rifondazione Comunista, Verdi, Indipendente di Sinistra

Una città migliore di chi la governa
UN BILANCIO DI METÀ MANDATO SULLA GIUNTA GUAZZALOCA

CONTRIBUTO PER IL CONSIGLIO COMUNALE DEL 25 FEBBRAIO 2002

Il nostro dossier è un primo contributo, offerto al Consiglio comunale ma anche e soprattutto alle forze politiche e sociali, alle associazioni e comitati, ai cittadini della società civile.
Con loro vogliamo giungere non solo a redigere un testo pii definito ma anche ad avere una più ampia opinione su Bologna e i suoi bisogni per realizzare una tappa della costruzione del programma per il 2004.

Una sintesi interpretativa

Il Sindaco Guazzaloca ha scelto di non presentare un rapporto di verifica sull'operato della sua Giunta alla metà del mandato.
L'opposizione ha scelto di suscitare, per propria iniziativa, un dibattito in Consiglio e nella città. Ancora una volta si chiariscono i tratti di una opposizione al servizio della nostra comunità, che vuole difendere la realtà e l'immagine di Bologna.
E' necessario infatti distinguere nettamente il valore e la ricchezza della vita della società bolognese dalla capacità di questa maggioranza di amministrare il Comune.
La distinzione fra valore della società e ruolo della politica era il fulcro del programma elettorale di Giorgio Guazzaloca, teso a contestare la funzione del pluridecennale governo delle sinistre e del centrosinistra nel determinare i risultati raggiunti da Bologna.
Oggi questa distinzione viene significativamente dimenticata.
Al contrario la rivendicazione del carattere "civico" dell'amministrazione intende consegnare alla politica ogni dato di forza del sociale, senza più il limite della esplicita parzialità dei partiti.
E' questo il centro di una insistente iniziativa quotidiana di propaganda ed è questo l'uso fatto dal Sindaco di pubblicazioni come il recente dossier di Prometeia.
Noi partiamo, invece, da qui.
Dalla necessaria distinzione fra società e ruolo della politica, fra lo stato della città e il ruolo del governo Guazzaloca.
Per valorizzare le potenzialità di Bologna e verifìcare l'impatto dell'amministrazione per limitarle o rafforzarle.
Bologna rimane città di grande vitalità ma serve proporre obiettivi, una idea di città, che faccia da riferimento al suo sviluppo.
Una idea che orienti un urbanistica di qualità che torni a occuparsi della bellezza e dell'armonia della città.
Un idea di città che privilegi la realizzazione di un'ambiente dove vivere meglio, sostenibile.
Obiettivi di forte qualificazione: il contrario del ritorno al passato, di una bolognesità superficiale che nasconde la mancanza di una interpretazione concreta delle potenzialità e dei problemi della città.
Il sostegno al benessere è tornato invece ad essere concepito soltanto come il portato degli investimenti infrastrutturali.
La loro importanza è certamente rilevante, ma dal Sindaco e dalla giunta vengono concepiti prevalentemente come Opere pubbliche di forte impatto, portataci di un valore in se che si esplica interamente nelle energie finanziare e edificatrici che mobilitano nella loro realizzazione, e non viene misurato, come oltre scriviamo, con il metro dei costi e dei benefici.
Una idea di città è necessaria anche per fare crescere davvero Bologna, in meglio, per quanto riguarda le capacità del sistema produttivo.
La città è ancora forte, ma la cronaca ci ha consegnato crisi preoccupanti e chiusure (Casaralta e BredaMenarini Bus) sulle quali è stato assente l'impegno del Comune.
Sia nel salvaguardare il patrimonio tecnologico e professionale delle produzioni storiche sia nel reindirizzare a nuovi impianti moderni le aree, nella volontà di evitare con le chiusure speculazioni sui terreni.
L'Emilia-Romagna è la terza Regione in Italia per valore delle esportazioni.
Bologna nel 2000 è stata la Provincia più dinamica.
Ma le imprese bolognesi importano ed esportano principalmente verso l'Unione Europea e gli Usa.
Quindi, per conseguenza del rallentamento dell'economia mondiale, già dalla fine del 2000 si sono registrati segnali di rallentamento.
Dopo l'11 Settembre si è avuto un rallentamento più marcato.
La forza del mercato interno e le capacità imprenditoriali della nostra città e Provincia sono rilevanti.
Ma la nostra economia non può rinchiudersi.
Per superare le ciclicità ha bisogno di investimenti nella rete di qualità, nell'organizzazione di sistema del territorio a sostegno delle imprese.
Bisognerebbe fare molto di più per fare scegliere Bologna, non subire la delocalizzazione.
Servono strumenti di analisi e di intervento migliori.
Serve un ruolo degli Enti pubblici.
Invece il Comune ha fatto rilevanti passi indietro su questo terreno. Guazzaloca e la sua Giunta hanno abbandonato l'ottica dell'area vasta, del sistema territoriale e disertato il patto per il lavoro e lo sviluppo.
Dall'ottica del sostegno alla qualità dello sviluppo si è passati ad un generico richiamo alla centralità ed all'autonomia delle capacità delle imprese, cui non fa seguito alcuna politica capace di attrarre risorse ed idee.
Se altri enti Enti pubblici si pongono con più forza l'obiettivo di strumenti di programmazione (la Provincia con il PTCP) e di intervento per il marketing territoriale (la CCIA con l'Agenzia per la promozione del territorio e l'attrazione di iniziative imprenditoriali nell'area metropolitana) è assente il pensiero e l'indirizzo del Comune di Bologna.
D'altra parte Bologna è apparsa incerta e trainata anche nei principali processi di innovazione da altri soggetti, come la Provincia, i comuni metropolitani e le aziende contermini, per quanto riguarda l'accordo Seabo-perimetro romagnolo.
In sostanza: è mancata in Guazzaloca e nella sua Giunta una visione delle forze realmente produttive dell'Economia.
Bologna rimane città di cultura.
Ma la grande occasione di Bologna 2000, l'eredità maggiore delle giunte precedenti, non è stata colta.
E' stata evidente la sottovalutazione delle potenzialità dei grandi progetti, come Sala Borsa, ridotta ad un terzo nelle dimensioni dei servizi multimediali e ceduta nella parte di maggiore socializzazione ad un intervento di privati prevalentemente commerciale, e l'incertezza e l'inconcludenza nel portare a termine l'eredità stabile di Bologna 2000, le realizzazioni riguardanti altri principali contenitori culturali.
E così per il complesso di Santa Costina e per il Palazzo Sanguinetti, per i quali si rischia di retrocedere dall'incertezza delle destinazioni definitive, già gravissima, fino all'incertezza sul completamento dei lavori di ristrutturazione.
Più generalmente si è assistito ad una riduzione della cultura a propaganda, ad un recupero dell'immagine di Bologna come città del passato e della provincia, rinunciando a mantenere ruolo e qualità di capitale europea II passaggio della cultura da centralità a minorità nella gerarchia delle priorità del Comune è passata anche dalla frammentazione degli interventi in più centri di governo, ad iniziare dal Gabinetto del Sindaco, con lo svuotamento della politica culturale dell'assessorato preposto, con la sistematica riduzione degli interventi di direzione e finanziamento della ricerca museale, artistica e culturale. In questo quadro appare ferma la realizzazione di una politica di intesa globale con l'Ateneo e incerto il quadro di sostegno alla nuova importantissima realtà del turismo qualificato, eredità del ruolo assunto da Bologna nella seconda metà degli anni '90 e soprattutto con Bologna 2000. Proprio le qualità del lavoro e della cultura di Bologna fanno risaltare le insufficienze, gli errori dell'amministrazione Guazzaloca ed i danni che produce alla città.
Due i punti di intersezione dei deficit progettuali e di iniziativa del Comune nella politica per la qualità dello sviluppo e nella politica per le culture della città:
- l'immigrazione, considerata come un problema di avara accoglienza "possibile", non come risorsa da integrare.
- l'arresto sostanziale delle politiche per Bologna digitale, dallo sviluppo della rete civica, al progetto per ora abbandonato di Distretto multimediale.
E punto massimo di evidenza di tale deficit è l'arresto dell'innovazione istituzionale.
Il mandato è iniziato all'insegna dell'irrisione e dell'abbandono della realizzazione della Città Metropolitana, considerata dal Sindaco e dalle "liste civiche", il simbolo dell'inconcludenza e del politicismo delle amministrazioni del Centrosinistra.
Ma la Città Metropolitana è una realtà, è nei fatti, in come lavorano, vivono, abitano i cittadini.
Negare rappresentanza istituzionale a questa realtà è un errore grave che svuota i diritti reali di tutti i cittadini della "grande Bologna" di determinare i servizi, i ritmi, i tempi, lo sviluppo della loro città.
E immiserisce chi è cittadino del Comune in una dimensione provinciale.
L'attacco ai Quartieri ha assunto recentemente caratteri più espliciti, ma è stato perseguito dal '99, per come la Giunta poteva, con i disegni striscianti di sostituirne le funzioni di governo decentrato dei servizi e di orchestrazione della partecipazione a tutte le grandi scelte.
Il modello di controriforma dei Quartieri e della struttura dell'amministrazione di Guazzaloca, quali che siano i tempi e le possibilità di portarlo a compimento, appare basato su pochi dirigenti fidati, esterni al percorso qualificante di formazione nell'agire amministrativo del comune di Bologna, e su rapporti diretti fra pubblico e interessi dei privati.
Questi rapporti vengono intesi come sostitutivi della dialettica istituzionale città-cittadini, la parzialità degli interessi viene considerata sempre positiva e più propositiva dell'interesse generale, che si considera ideologico e che si rinuncia a leggere ed interpretare.
Questo orientamento non solo cozza contro una tradizione consolidata ma contrasta la necessità, crescente, di delegare poteri e federare volontà: il segno della modernità di ogni istituzione.
Questo orientamento di fondo ha già prodotto un indebolimento della qualità amministrativa della macchina Comunale, oberata da un crescendo impressionante di contratti di consulenza esterna.
Un indebolimento progressivo che ha già causato danni evidenti nell'affievolire o nel tradire la funzione "tecnica", oggettiva, del ruolo del Comune, arbitro super partes, investendo la direzione politica di scelte non di indirizzo ma di selezione degli interlocutori sociali, talvolta con caratteri fortemente discriminatori.
Così è stato nei "casi" della Casa delle donne, della politica di penalizzazione delle Associazioni, di aggiramento delle regole in campo sportivo, del progetto per il recupero della Montagnola, del grave atto di permuta fra aree e Teatro Manzoni, nel campo delle politiche teatrali.
Un altro fattore che è divenuto via via tipico del modo di governare del mandato Guazzaloca è l'utilizzo costante ma privo di un leggibile ordine di priorità di altre risorse pubbliche: gli investimenti delle Fondazioni bancarie.
Espressione dell'economia e della capacità di risparmio dei cittadini, soggetto ineludibile di sviluppo per la città, le Fondazioni appaiono chiamate a contribuire del continuo a progetti piegati alla volontà politica, non dettati dai reali bisogni sociali, dispersi in più campi, in ultima analisi protagoniste di "spalla".
Le Fondazioni appaiono ora relegate ad un ruolo di sostegno, senza verificabilità dell'utilità sociale primaria degli interventi.
La negazione dell'autonomia della società civile, la non volontà di leggerne mutamenti e di accompagnarne la crescita è il fenomeno più grave che definisce il Governo Guazzaloca.
L'attualità ci ha consegnato un nuovo fermento politico e civile nella città.
Nasce su grandi tematiche di democrazia e giustizia.
Vede però la partecipazione di tanti alla vita presente ed al futuro della città.
Segnala i rischi di arretramento che la città subisce e chiede un forte contrasto, una svolta.
Sono giudizi chiari e fondati. La segnalazione, oltre che dei caratteri negativi di orientamento generale dell' azione amministrativa, anche della grande ed evidente difficoltà della Giunta proprio sulle priorità che Giorgio Guazzaloca aveva indicato all'inizio del proprio mandato, Non si può nascondere il fallimento sulle materie di governo quotidiano: il traffico, sempre più disordinato, e una mobilità difficile con la salute dei cittadini costantemente esposta ad eccessi di sostanze inquinanti, la sicurezza, un capitolo su cui nulla di significativo è stato fatto, come dimostrano i dati di un ulteriore peggioramento della situazione bolognese.
Suscita interrogativi anche ciò che si pensava di maggiore impatto comunicativo e propagandistico: l'insieme del le "grandi infrastrutture", delle quali si coglie l'alcatorietà, la confusione, il costo.
Sono questi i fondamenti dei forti segnali di scontentezza che giungono anche da parte di chi ha votato Guazzaloca, segno di una delusione nei confronti di un'amministrazione che tanto aveva promesso e così poco ha saputo o voluto mantenere.
Ma la crescita di un parere discorde in molti e di una volontà di opposizione in larghi settori dell'opinione pubblica è appunto il frutto delle risorse di intelligenza sociale di Bologna, della sua voglia di qualità che appare in risveglio. Si cerca di fare di Bologna una città non più padrona del proprio destino.
Ma Bologna può esprimere la volontà di una società migliore, più forte, di chi la governa.

Guazzaloca: dal programma ai fatti. UNO SGUARDO DI INSIEME

Sono passati oltre due anni e mezzo dall'insediamento del Sindaco Guazzaloca a Bologna ed è quindi possibile tracciare un primo provvisorio bilancio di metà mandato dell'azione amministrativa della nuova Giunta, basandosi direttamente su un raffronto con le dichiarazioni programmatiche svolte dal Sindaco, nel proprio programma elettorale e soprattutto nella dichiarazione inaugurale del mandato, il 21,7,'99.
Certo, due anni e mezzo non sono un'eternità e non possiamo pretendere miracoli da nessuno, ma nemmeno ci possiamo accontentare delle fantasiose campagne pubblicitarie che regolarmente evitano di partire da una analisi seria della realtà.
Noi pensiamo che abbia un senso valutare le azioni di una Giunta a metà mandato in modo molto concreto: nel farlo, cercheremo di guardare soprattutto a cosa è cambiato in pratica per i cittadini, le famiglie, le imprese.
E' necessario riferirsi a quelli che erano i principali cavalli di battaglia di Guazzaloca in campagna elettorale e nel suo programma, e cioè le infrastrutture, il traffico, la sicurezza e le politiche familiari, per poi considerare gli altri temi importanti per la città.
Cominciamo dal capitolo grandi opere infrastrutturali. Forse la distrazione può giocare brutti scherzi, ma in giro per la città non sembrano esserci grandi cantieri aperti dalla Giunta Guazzaloca.
Si prosegue con disinvolti annunci ,con l'inaugurazione di opere decise dalle Giunte precedenti (es. parcheggio VIII Agosto, sottopasso FS Ravone) dai 2000 miliardi annunciati dal Sindaco questa Estate ai dimezzati 1000 rivendicati da Galletti pochi giorni orsono, ma di progetti definiti se ne sono visti pochi, di cantieri proprio nessuno.
Guazzaloca ha insistito fin dall'inizio sulle grandi opere, ma è con il Piano degli investimenti del bilancio per il 2002 che si è preteso di segnare un punto di svolta, di affermare una netto primato delle grandi opere.
E' invece del tutto probabile che dei circa 640 mld di investimenti programmata nel 2002 se ne faranno in realtà 130-150.
Ma era necessario per la Giunta indicare questa priorità.
Sono venuti infatti al pettine, in quell'occasione, nodi differenti ma collegati.
Da un lato la crisi nelle politiche per la sicurezza e più ancora del traffico e per affrontare l'inquinamento dell'aria, con l'accrescersi sia di una diffusa opposizione "al di qua della politica"- come l'esperienza dei Comitati civici, sia del manifestarsi di contraddizioni e contrarietà anche in vasti ceti sociali che Sindaco e Giunta hanno intenzione di rappresentare, ad esempio il mondo del piccolo commercio.
D'altro lato la non volontà di segnare con l'innovazione la politica sociale e insieme le difficoltà crescenti nel "tenere" una coalizione divisa su come trattare le parti sociali della città che ha portato alla scelta di un nuovo inasprimento fiscale, di cui scriviamo oltre.
Il consenso si è affievolito.
Non a caso, a differenza degli anni precedenti e di una consolidata prassi, si è registrata l'impossibilità di andare oltre un verbale di concertazione con le organizzazioni sindacali confederali.
Tutto ciò ha indotto ad esasperare più che accelerare la centralità delle "grandi opere" nel bilancio e nel programma della Giunta.
Ribadiamo: tale centralità era nel programma elettorale di Guazzaloca.
Ma accompagnata da una discutibile visione tesa a ricollegarsi alla Bologna riformista degli anni '60 e'70.
Ma in quella stagione una idea di Bologna estesa a Nord e presidiata ambientalmente nel sud collinare.
Una visione forse datata ma strategica.
Abbiamo assistito via ad un appannamento di qualunque carattere strategico nel disegno delle opere.
Non a caso primo risultato del tentativo di realizzarli è la rinuncia ad una nuova Stazione, ponte tra la Bologna storica e quella della produzione e dei grandi servizi.
E', davvero grave: si permette la valorizzazione delle aree ferroviarie ma non si condizionano più le Ferrovie ad investire per una nuova stazione adeguata. In cambio di un così grande favore le Ferrovie si impegnano a finanziare il metrò. Per Bologna è una perdita secca.
In evidenza sono rimasti, non i progetti e tantomeno la strategia, ma i tempi e le ragioni politiche dell'insistenza nei lavori pubblici.
Il progetto del metrò permette di leggere tutti i rischi di questa scelta.
L'asse portante del piano infrastrutturale della Giunta è senza dubbio la metropolitana, su cui si vogliono riversare tutti i proventi delle future eventuali privatizzazioni.
Già con la presentazione del Masterplan delle infrastrutture per la mobilità erano evidenti le contraddizioni dello schema della Giunta.
Tre modalità infrastrutturali: metropolitana, Tunnel collinare e tram su gomma difficilmente integrabile ed ognuno in dubbio per efficacia.
Un'ottica rinchiusa nei confini municipali, del tutto inadeguata a interpretare le grandi esigenze di mobilità.
Le continue mutazioni nel progetto di metrò hanno permesso di giungere, in questi giorni, alla approvazione ministeriale di una tratta della prima linea, dalla Fiera alla Stazione.
La metropolitana è stata preferita per immagine e rifiuto di un trasporto di superficie in sede propria giudicato penalizzante per le automobili private ma la sua reale capacità di risolvere definitivamente i problemi di mobilità si avrebbe solo con una rete estesa, che viene però abbandonata dall'inizio per i costi insostenibili, dell'ordine di 100 miliardi al chilometro.
Non si rinuncia però ad una metropolitana ridotta la cui sola prima parte costerà al Comune circa 150 miliardi.
Il secondo tratto impiegherebbe altri 500 miliardi, con 200 miliardi di investimento comunale.
In totale 350 miliardi per 8 chilometri di percorso.
( N.B. Scriviamo queste cifre, in Lire e non negli aggiornati Euro, avvertendo per primi dell'aleatorietà della loro misura esatta.
Le cifre delle infrastrutture guazzalochiane hanno la medesima incertezza dei loro tracciati e dei numeri dei passeggeri che trasporteranno.
Ci considereremo già paghi se il Consiglio comunale sulla verifica di metà mandato servirà a mettere in chiaro e a definire i numeri.)
Ragionamento simile può valere per il tram, riguardo al quale Guazzaloca può vantare un ritardo di un paio di anni. Il nuovo progetto voluto da questa Giunta prevede solo una parte del tracciato in sede protetta, e per di più proprio nelle zone periferiche, mentre il tram sarà costretto a viaggiare in mezzo al traffico proprio nelle strade normalmente intasate; si corre quindi il forte rischio di realizzare non un tram vero e proprio, ma solo un filobus un po' più avanzato, con la non piccola differenza che ogni km di percorso verrà a costare la bellezza di 23 mld. Anche qui la domanda è d'obbligo: siamo proprio convinti che sia stata scelta la tecnologia più adatta per creare un collegamento rapido sull'asse est-ovest, che è - è bene ricordarlo - l'asse più critico della mobilità bolognese? Ed è sensato pensare che in una città come Bologna, che non è certo grande come Parigi o Londra, possano coesistere tanti sistemi di trasporto pubblico (treno, metrò, tram e autobus) diversi? E quali saranno i costi di manutenzione.
Come se non bastasse, si riscontrano ritardi su quasi tutte le grandi partite infrastrutturali e urbanistiche che potenzialmente potrebbero cambiare il volto della nostra città. Si pensi ai ritardi accumulati in tema di Servizio Ferroviario Metropolitano, segno evidente che le connessioni con il territorio provinciale interessano molto poco a Guazzaloca, il quale preferisce abbracciare una visione della città chiusa in se stessa. Si pensi ai ritardi che la Giunta sta accumulando in tema di aree militari, proprio ora che può contare sull'appoggio, evidentemente poco efficace, di Berselli come sottosegretario alla Difesa con delega al patrimonio. Si pensi, infine, ai ritardi del tutto inspiegabili in tema di parcheggi: a tutt'oggi gli unici parcheggi nuovi di cui la città dispone sono stati progettati e realizzati dalle giunte precedenti, come il parcheggio di Piazza VIII Agosto, contro il quale l'allora opposizione di centrodestra si scagliò con forza, e il parcheggio Staveco (che è rimasto tale e quale a tre anni fa, senza che nessuno si sia preoccupato di ampliarlo). Non parliamo poi del tunnel sotto la collina, che, pur essendo ormai oggetto di ironia anche all'interno della stessa maggioranza, continua inspiegabilmente a comparire nei documenti ufficiali del Comune.
Il Comune di Bologna presenta un debito complessivo di poco superiore ai 700 miliardi e la metropolitana realizzerebbe un incremento del 50% del debito.
Sul tema del debito occorre avere particolare attenzione.
Non è solo il metrò a comportare azzardate crescite dell'indebitamento.
Se consideriamo le principali le grandi opere pubbliche che si profilano all'orizzonte, c'è davvero da aver paura per le tasche dei bolognesi. Guazzaloca è già partito col piede sbagliato decidendo di spendere 24 miliardi per un auditorium al posto dell'ex cinema Manzoni di cui ha improvvisamente scoperto l'esigenza in corso d'opera: si era partiti con l'idea di un teatro, del costo di pochi miliardi, e si è finiti col spenderne 24; a proposito, che fine ha fatto questo famoso auditorium? Ma guardiamo alle grandi opere del prossimo futuro, e prendiamo la sede unica del Comune prevista nella zona dell'ex mercato ortofrutticolo: al di là del progetto calato dall'alto senza alcun coinvolgimento del quartiere e dei cittadini, e peraltro regalato al Comune da una fondazione bancaria - col non piccolo effetto collaterale di aver evitato un bando pubblico per assegnare la preparazione del progetto - lo schema scelto è quello di caricare tutto quel che si può (costruzione, arredi e manutenzione, servizi) su una generosa mega-concessione per 300 miliardi che i cittadini bolognesi saranno obbligati a pagare nell'arco di 30 anni. Se, come pare, lo stesso schema sarà seguito per altre opere (come una nuova piscina in zona Spiraglio), rischiamo di vincolare il Comune (ossia i cittadini) ad un groviglio di spese ultra-decennali che peseranno come macigni sulla capacità futura di investire dove davvero servirebbe.
Se davvero ciò che viene promesso sarà effettivamente "realizzato" si consegnerà un indebitamento gravissimo per lustri e lustri del Comune di Bologna.
E' questo il filo rosso che unisce i principali progetti di "grandi opere".
L'approssimazione progettuale e la fretta nell'approntare tradiscono una volontà di concludere il mandato all'insegna di "qualcosa" più che un vera ansia di fare il bene della città.
Non è il nostro un processo politico alle intenzioni: richiamiamo invece la Città, la sua classe dirigente, la medesima Giunta ad una riflessione serio sull'eredità di queste scelte che si proietterà ben al di là del mandato del Sindaco Guazzaloca.
Anche sugli investimenti la Giunta pensa utilizzando solo il tempo presente.
Non pensare al futuro condiziona e impegna il futuro, di tutti i cittadini di Bologna.
Ma qual è il disegno della città che sta dietro la propaganda, l'approssimazione progettuale e l'azzardo finanziario? Non si vede un disegno vero e credibile.
Quel che invece si percepisce anche troppo bene è una certa foga edificatoria, secondo l'intenzione più volte enunciata dall'assessore Monaco di voler riempire i "buchi vuoti" che ci sono nella città, ossia costruire nelle zone interne a Bologna e finora lasciate libere dai palazzi. Un ragionamento che ancora una volta evita di inquadrare il problema urbanistico nell'unica chiave possibile per non aggravare ancora di più i già ingenti problemi di mobilità, ossia quello di una pianificazione metropolitana che coinvolga anche i comuni della provincia. E che, se da un lato soddisfa compiutamente molti costruttori (che non a caso non mancano di sostenere la Giunta con un entusiasmo che è davvero eccessivo per non essere sospetto), dall'altro rischia di consegnare definitivamente al cemento zone che sarebbe prezioso recuperare, per dare più servizi, più verde, più vivibilità sia al centro della città che alle zone periferiche.
Per avere un'idea dei rischi che abbiamo di fronte, basta pensare alla zona intorno a Porta Castiglione: da un lato sull'area Staveco che, ritardi a parte, potrebbe costituire un polmone importante vicino al centro sia dal punto di vista dell'ambiente che dei servizi, la Giunta già ipotizza un nuovo quartiere residenziale; dall'altro i Giardini Margherita, il parco pubblico più caro ai bolognesi, viene violentato: non solo la Giunta si è mostrata incapace di trovare soluzioni alternative per la cabina elettrica vicino alla scuola, ma toglie il prato e le panchine per sostituirle con cavi elettrici e colate di cemento, con buona pace per il verde e per l'ambiente.
Sul fronte del traffico la situazione non è certo migliore. Dopo tante promesse la Giunta Guazzaloca ha dimostrato di non essere in grado di ridurre in maniera significativa i permessi di accesso al centro storico e neppure di coprire le numerose buche che continuano a rendere difficile la circolazione soprattutto per biciclette e motorini. Sul tema buche è degno di nota il fatto che siano stati ridotti i finanziamenti per la manutenzione ordinaria delle strade, mentre è singolare, al limite del ridicolo, che Guazzaloca vada dicendo di aver ridotto le buche per strada da 1000 a 100 - come se il nostro primo cittadino si fosse preso la briga di contare le buche ad una ad una - o che in una intervista al settimanale Panorama rimproveri a Massimo Cacciari di non avere asfaltato a Venezia tante buche quanto ha fatto lui a Bologna.

Tabella 1 - Numero di permessi di accesso al centro storico

1999 2000 2001
66.673 66.626 66.453
Fonte: Settore Traffico e Trasporti, Comune di Bologna

Tabella 2 - Spese per manutenzione ordinaria (dati in milioni di lire)

1995 1996 1997 1998 1999 2000
26.046 45.765 46.992 44.407 37.436 36.519
Fonte: Comune di Bologna, Consuntivo 2000 (p. 68)

Ma la cosa peggiore in assoluto in tema di traffico è che la Giunta, oltre a non realizzare le opere infrastrutturali di cui la città ha bisogno, si ostina a mostrare una totale indifferenza nei confronti della salute dei propri cittadini. Alla fine, soprattutto grazie all'azione svolta dai comitati anti-smog, Guazzaloca si è deciso a sperimentare la chiusura di una zona ristrettissima del centro storico, ma probabilmente è il caso che su questo punto Guazzaloca si metta d'accordo con se stesso una buona volta.
Fino a ieri il Sindaco diceva che bisognava rendere più scorrevole la circolazione delle auto invece di imporre insopportabili divieti, e che comunque era necessario realizzare un sistema di parcheggi prima di chiudere il centro al traffico; il centro destra in Consiglio Comunale giunse a proporre ed approvare un ordine del giorno in cui sostanzialmente si approvava la riapertura del centro storico al traffico; ci ricordiamo poi tutti il giudizio espresso da Guazzaloca sulle domeniche senz'auto, bollate arrogantemente come "iniziativa estemporanea" e soprattutto la sprezzante risposta alle richieste dei comitati anti-smog: "piuttosto vado in galera!".
Ora, dopo che la sua politica ha prodotto un visibile aumento del caos e del traffico nel centro storico e nella prima periferia, il Primo Cittadino è stato folgorato sulla via della chiusura del centro storico, salvo poi realizzarla in modo del tutto approssimativo e limitandola ai fine settimana, senza una preventiva concertazione con gli operatori economici del centro, e ovviamente senza aver fatto un parcheggio in più.
E poi: non sarebbe più semplice usare la tecnologia di Sirio piuttosto che i fittoni (dissuasori) mobili? Sicuramente sì, ma si continua ad affermare di non volere usare uno strumento punitivo nei confronti degli automobilisti fino a quando non saranno conclusi i parcheggi intorno al centro storico.
In realtà, sia detto tra parentesi, l'atteggiamento della nuova amministrazione nei confronti degli automobilisti appare tutt'altro che comprensivo, se guardiamo ai dati delle multe: nel 2000 i vigili e gli ausiliari del traffico hanno multato i bolognesi per ben 22 miliardi contro una media di 13-14 miliardi all'anno dal 1995 al 1998, per un totale di 100.000 contravvenzioni in più nel 2000 rispetto al 1998, come dire che quando il Comune ha bisogno di soldi fa un po' più di multe giusto per incassare di più.




Tabella 3a - Importo dei verbali emessi per contravvenzioni (milioni di lire)

1995 1996 1997 1998 1999 2000
18.385 17.514 17.336 18.567 28.149 26.682
Fonte: Comune di Bologna, Consuntivo 2000 (p. 103)

Tabella 3b - Numero dei verbali emessi per contravvenzioni

1995 1996 1997 1998 1999 2000
256.262 246.217 224.946 246.484 366.557 347.032
Fonte: Comune di Bologna, Consuntivo 2000 (p. 103)

Tabella 3c - Incasso effettivo contravvenzioni, al netto d'entrate per multe pregresse (milioni di lire)

1995 1996 1997 1998 1999 2000
13.461 12.484 12.381 12.806 16.646 22.007
Fonte: Comune di Bologna, Consuntivo 2000 (p. 103)

Ad ogni modo la domanda resta: se la Giunta veramente non vuole punire gli automobilisti che entrano in centro senza avere il permesso perché continua a dispiegare decine di vigili urbani per impedire ai cittadini l'accesso al centro storico? Perché Guazzaloca insiste nel volere usare solo i vigili per controllare il traffico, quando potrebbe usare Sirio e impiegare così i vigili in modo più intelligente e produttivo, anche e soprattutto per tutelare la sicurezza dei cittadini? Perché dunque non accendere Sirio una volta per tutte, che, tra parentesi, ha dei costi di gestione anche se non viene messo in funzione?
Sirio è uno strumento, non altro, e per questo sarebbe ragionevole e civile discutere su come utilizzarlo, non sul se. Oltretutto sono tante le possibilità offerte da un sistema di controllo automatico centralizzato, che non sono invece praticabili se ad effettuare il controllo sono i vigili: ad esempio le prime volte può inviare un avviso invece che una multa, in modo da privilegiare in prima istanza l'informazione; se un operatore commerciale ha più veicoli autorizzati perché utilizza a seconda dei casi un camioncino, una vettura o un mezzo più pesante, il sistema automatico è in grado di verificare che solo uno di questi veicoli entri in centro in un dato giorno; oppure possono essere consentiti accessi ad orari specifici; e così via.
Ma ogni idea si scontra contro un muro che non si lascia scalfire. È possibile che in una città civile come Bologna, per tutelare la propria salute i cittadini debbano ricorrere ad un giudice, come hanno fatto i comitati anti-smog, con i quali Guazzaloca si è negato ad ogni interlocuzione, ha cercato di sfuggire ogni doveroso confronto.
E veniamo al capitolo sicurezza. Il Sindaco ha annunciato con orgoglio di aver reso Bologna una città più sicura. Ebbene, se andiamo a vedere i dati dell'Istat e del Ministero dell'Interno scopriamo che la verità è tutt'altra. Nel 2000 sono aumentati in maniera notevole moltissimi tipi di reati tra cui borseggi, le lesioni dolose e le rapine, ovvero reati che toccano da vicino tutti i cittadini e soprattutto i più indifesi. E il tutto proprio mentre nel resto d'Italia tutti i reati, dal primo all'ultimo, sono calati vistosamente. I primi dati del 2001 confermano queste tendenze. Le recenti classifiche del Sole24Ore e di Italia Oggi certificano Bologna come città altamente insicura. Già questo sarebbe più che sufficiente per esprimere un giudizio fortemente negativo nei confronti della politica della Giunta Guazzaloca in materia di sicurezza.
Tabella 4 - Andamento dei reati denunciati nella Provincia di Bologna dal 1998 al 2000
Tipo di reato denunciato 1998 1999 2000 Variazione 1999-2000 Variazione % 1999-2000
Lesioni dolose 697 978 1.089 + 111 + 11,3%
Borseggi 8.028 7.754 9.436 + 1.682 + 21,7%
Scippi 813 641 483 -158 - 24,6%
Furti in negozi 2.951 2.950 2.994 + 44 + 1,5%
Furti in casa 6.002 5.341 4.708 -633 -11,9%
Furti in auto 5.285 5.356 4.016 - 1.340 - 25,0%
Rapine 849 779 837 + 58 + 7,4%
Fonte: Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con il Ministero dell'Interno

Ma anche la percezione dei cittadini conferma il fallimento. E il primo a riconoscerlo è proprio un collaboratore del Sindaco, l'ex-rettore Fabio Roversi Monaco, il quale in una intervista ha affermato con grande franchezza che Bologna sta diventando sempre "più sporca" e "più sciatta". Guazzaloca rivendica con orgoglio il merito di aver sconfitto il degrado almeno in Piazza Verdi, quando in realtà gli spacciatori si sono semplicemente spostati. Provate a fare un salto in via S.Vitale o in Via Petroni; provate a fare due passi nell'ex Ghetto Ebraico oppure andate davanti a Feltrinelli, proprio sotto le due torri. E poi: qualcuno può onestamente pensare che la Stazione sia un posto frequentabile? E se in alcuni momenti della giornata è pensabile portare i propri figli a fare una passeggiata in Montagnola, è solo grazie all'impegno volontario di cittadini. Per non parlare poi della periferia, che continua ad essere colpevolmente trascurata e abbandonata a se stessa, a causa della esplicita volontà del Sindaco di privilegiare il centro storico, come se quartieri come Navile o Borgo Panigale fossero in un altro comune.
Dopo avere inaugurato il mandato con l'istituzione dell'Assessorato alla Sicurezza e l'incarico a Giovanni Prezioza, all'insegna dell'azzardo e dell'interventismo, oggi la ritirata è totale. L'Assessore è Gianni Monduzzi e Guazzaloca, da un po' di tempo a questa parte, ha cominciato nervosamente ad affermare che i problemi di ordine pubblico sono di competenza della Questura e non del Comune. Si scopre l'acqua calda.Fin troppo. La passività e l'impotenza prendono il posto della assurda propaganda di un Assessorato come strumento di direzione o sostituzione delle forze dell'ordine. Ma nonostante tutti gli sforzi di Guazzaloca per spegnere i riflettori sull'inutile assessorato il problema sicurezza continua ad essere sentito dai bolognesi, come dimostrano inequivocabilmente le statistiche della Procura.
L'unico strumento concreto a disposizione del Comune e cioè il vigile di quartiere, è finito rapidamente in soffitta insieme a tutto il progetto di riorganizzazione del corpo dei vigili urbani. Mentre cerca di tamponare con promesse incerte di future assunzioni di nuovi vigili, la Giunta Guazzaloca invece del vigile di quartiere preferisce usare i vigili per controllare l'accesso al centro storico, con tanti saluti soprattutto alla periferia che avrebbe veramente bisogno di una figura come quella del vigile di quartiere.
Incomprensibile e inaccettabile è poi il rifiuto di universalizzare l'assicurazione dei cittadini anziani contro le conseguenze dei reati che più li colpiscono e li intimidiscono, già sperimentata a livello di Quartiere.
Sul fronte tasse e politiche familiari, l'attività della Giunta Guazzaloca può essere efficacemente riassunta in uno slogan molto semplice: "Più tasse per tutti". Dopo tante promesse di sostegno alla famiglia, invece di impegnarsi seriamente nella tanto sbandierata operazione di riduzione degli sprechi e di valorizzazione del patrimonio immobiliare comunale (che ha dato risultati molto miseri se è vero, come è vero, che i fitti passivi sono aumentati grazie alla efficiente gestione imposta dall'assessore Galletti), Guazzaloca ha deciso di tartassare le famiglie bolognesi con l'addizionale Irpef, che ha aumentato non una, ma addirittura due volte. E così, nel 2000 ogni famiglia ha pagato in media circa 120.000 lire in più di tasse, per un totale di 22 miliardi in più incassati dal Comune. Nel 2002, poi, le famiglie bolognesi pagheranno al Comune altri 22 miliardi, per un totale di 44 mld di nuove tasse. Come poi il Comune abbia speso questi miliardi in più rimane un mistero, dal momento che non c'è stato nessun incremento significativo nella qualità o nella quantità dei servizi comunali; ma forse bisognerebbe andare a vedere le numerose e profumate consulenze di cui la Giunta Guazzaloca spesso si avvale, come abbiamo scritto, facendo di tutto per non valorizzare le competenze degli uffici comunali.

Tabella 5 - Pressione tributaria per abitante (in Euro)
1996 1997 1998 1999 2000
511 530 553 538 566
Fonte: Comune di Bologna, Settore Pianificazione e Controllo

CONSULENZE ESTERNE ATTIVATE
2000 2001 variazione
Euro 7.500.000 Euro 8.400.000 +900.000

La pressione fiscale a Bologna è dunque aumentata, proprio mentre nel 1999 aveva cominciato a calare: oggi, grazie a Guazzaloca, Bologna è diventata il comune più esoso d'Italia; le aliquote lei sono rimaste quelle che erano e allo stesso modo sono rimaste lettera morta le promesse di riduzione delle tariffe dei rifiuti e dell'acqua potabile, che anzi sono aumentate in maniera costante. Da ultima, è arrivata l'odiosa stangata sui morti, grazie alla quale i bolognesi dovranno pagare ben mezzo milione di lire per la sepoltura di un defunto (mentre negli altri comuni italiani le tariffe sono assai inferiori).

Tabella 6a - Tariffe dell'acqua dal 1999 al 2001
1999 2000 2001
Consumo 1 ° fascia 1535 1545 1595
Consumo 2° fascia 2325 2338 2389
Consumo 3° fascia 3662 3677 3727
(l°fascia: da 0 a 27 me; 2°fascia: da 27 a 54 me; 3°fascia: da 54 me in su) - Fonte: Seabo

Tabella 6b – Tass smaltimento rifiuti dal 1999 a 2000 (in lire al mq)
1999 2000 2001
3369 3369 3453
Fonte: Comune di Bologna

E tutto ciò, ovviamente, va ad incidere profondamente sulla carne viva delle famiglie bolognesi, ed in particolare di quelle più numerose e di quelle giovani, che non riuscendo a rimanere a Bologna sono sempre più costrette ad andare a vivere in provincia, come confermano i dati demografici.
Altro che cinque tazzine di caffè al giorno a cui rinunciare, come ha affermato con foga degna di miglior causa il presidente di un'associazione imprenditoriale bolognese.
Ma c'è di più.
Va sottoposta a verifica critica anche la situazione del "grosso" dell'intervento comunale: la condizione e l'assetto dei servizi e delle reti.
Per quanto riguarda la quantità dei servizi, un fisco esoso, insieme alla eredità finanziaria ricevuta dalla vendita delle Farmacie comunali, ha permesso di coprire molte delle necessità correnti e di evitare conflittualità sindacali e sociali.
In particolare per quanto riguarda la popolazione anziana e gli impegni per l'assistenza domiciliare.
Ma l'aumento della pressione fiscale non era un atto dovuto.
E' stato il frutto soprattutto della incapacità nel promuovere innovazione e programmazione della spesa sociale.
Così non sono state fatti finanziamenti propri sui capitoli più innovativi, assistenza sociale e minori, lasciati ai fondi delle leggi del Centrosinistra.
Ora che la prima Legge finanziaria del governo Berlusconi disegna scenari di taglio ai servizi Bologna appare impreparata a difendere il suo sistema sociale.
Il terreno dove questo è immediatamente evidente è quello dei servizi educativi per l'infanzia e della scuola.
Nei Nidi non si è voluto comprendere l'aumentato fabbisogno dovuto alla ripresa delle nascite ma non solo.
Nella Scuola per l'Infanzia si è puntato sull'aumento del numero dei bambini per sezione e su nuove scuole statali che oggi appaiono in forse per le scelte privatistiche del Governo.
La Giunta è stata costretta da una forte opposizione a abbandonare il progetto di chiusura di circa un terzo delle Istituzioni comunali di Scuola dell'Infanzia, previsto a vantaggio ed incremento delle scuole private, ma l'unica innovazione realizzata è stata il cosidetto buono-scuola: un modesto sostegno dato a chi sceglie le scuole private e negato a chi sceglie le scuole pubbliche.
Un buono-scuola che non ha trovato nemmeno chi fosse interessato ad usufruirne, tanto è vero che sono stati più volte alzati i tetti di reddito delle famiglie che vi possono accedere fino a fargli perdere del tutto il carattere di sostegno alla difficoltà economica.
Si è indicata la situazione dei servizi all'infanzia come in costante miglioramento.
Ancora recentemente il rapporto di Prometeia parla di costante incremento di posti e di grado di copertura in crescita.
Purtroppo non è così. Vengono sommati servizi diversi che non possono rispondere alle stesse domande (Nidi a tempo normale, a tempo parziale e assegni di cura) (Scuole dell'Infanzia pubbliche, private convenzionate e altre scuole), non si tiene conto delle difficoltà dello Stato nel coprire il fabbisogno di posti nella Scuola dell'Infanzia.
Con queste cause, dissipate le nebbie propagandistiche, si spiegano gli aumenti delle liste di attesa al Nido e si evidenzia il calo del tasso di copertura nella Scuola dell'Infanzia dal 105,1 dell'anno 98-99 al 102,6 dell'anno in corso.
Crescita demografica, incremento costante della domanda per la flessibilità degli orari di lavoro, liste di attesa al Nido cospicue ed in crescita, impossibilità di aumentare posti alle scuole dell'Infanzia per la mancata programmazione: si de linea una vera e propria emergenza infanzia.
Temiamo che non potrà non essere aggravata dalla crisi che emerge nelle scuole di base, con la difficoltà a formare classi di Tempo pieno, pur a fronte di un forte aumento di richieste, per i tagli drastici agli organici operati dal Governo.
Guazzaloca e la sua Giunta non contrastano tali scelte governative e non hanno preparato nulla, ne servizi alternativi ne programmazione di un numero adeguato di maggiori posti comunali nei servizi, per sostenere il sistema educativo.
E' qui, se non si corre ai ripari, la prima e più forte crisi dello "stato sociale" bolognese".

Asili nido. Grado di copertura
(in perc. sull'utenza pot.)

Anno ed. 98-99 99-00 00-01 01-02 02-03*
T. norm. 25,9 25,7 25,2 25,5 25,2
+Part Time 27,9 27,8 27,6 27,7 27,3
(* previsioni dell'Amm.Com. riportate da ricerca Prometeia)


Scuole dell'Infanzia
Delta fra gli anni educativi.

1° riga=Popolazione in età, 2° riga=offerta di posti Com+Stat+Convenzionate, 3° riga=offerta di posti pubblico Com+Stat, 4° riga=offerta di posti Comunali.

Anno Ed. 99-00/ 98-99 00-01/ 99-00 01-02/ 00-01 02-03/ 01-02
Aum.pop.in età + 305 +159 +195 +126
Posti c+s+priv.conv. + 255 +224 +32 -1*
Posti c+s + 177 +166 +47 *
Posti solo com. + 96 +60 -7 -49
(* nell'anno 02-03 l'unica previsione che il Comune può fare riguarda il dato sulle sue scuole. Le sezioni statali sono in forse per la Legge Finanziaria. Abbiamo comunque considerato la previsione degli Uffici Com.di 48 posti in più nelle convenzionate)

Cultura e rapporti con l'università*
(Spesa in migliaia di euro)
1998 1999 2000 Bdg2001 Bdg 2002
13.043 16.143 14.651 8.832 7.797
(* vedi il riferimento nel nostro testo al paragrafo "Una sintesi interpretativa")

Sull'immigrazione l'unica cosa che è stata fatta è organizzare tre convegni, per poi chiudere TISI (Istituto Servizi Immigrazione) e non fare assolutamente nulla. Qualcuno è in grado di dire che cosa ha intenzione di fare il Comune per gli immigrati? La questione dell'immigrazione è stata ed è un banco di prova difficile per tutti, anche per le passate amministrazioni, ma non c'è dubbio che il Comune debba accrescere il suo impegno per creare percorsi di integrazione dei cittadini immigrati, non certo diminuirlo o annullarlo. Se non c'è una politica seria che sostenga gli immigrati desiderosi di integrarsi pacificamente nella nostra città, è chiaro che essi finiscono per rappresentare una categoria debole esposta alle infiltrazioni della delinquenza organizzata ed in particolare delle organizzazioni che controllano lo spaccio della droga nella nostra città.

In tema di sussidiarietà l'unico provvedimento rilevante è stato quello di innalzare i canoni di affitto per le associazioni bolognesi. E questo dopo che il regolamento sulle libere forme associative era stato approvato nel 1996 all'unanimità dal Consiglio Comunale; così molte associazioni, che rappresentano una straordinaria ricchezza per la città, rischiano di scomparire, mentre la Giunta, alla faccia dell'autonomia della società civile, sta programmando di distribuire il denaro a pochi, e magari amici.
Ed un analogo approccio viene seguito nel settore sportivo, ed in particolare nella gestione delle piscine comunali. Nascondendosi dietro la motivazione (buona) di aprire spazi anche ad enti di promozione sportiva diversi da quelli tradizionalmente più rappresentati, l'assessore Foschini ha scelto di cancellare ogni forma di discussione e concertazione interna al mondo sportivo (male) ed ha promosso criteri che più che favorire l'ingresso di nuovi soggetti sembrano studiati apposta per penalizzare gli enti non graditi alla Giunta.
L'esito: piscine con corsie sovraffollate a fianco di corsie deserte. Chi finisce per essere penalizzato sono i cittadini che vedono calare la propria possibilità di fare sport.

E dov'è l'incisiva azione del Comune di Bologna per migliorare il nostro sistema sanitario locale, che, a quanto dicono molti esponenti di centrodestra, è in coma irreversibile? Se così fosse, e così non è, perché il Comune di Bologna non fa sentire la sua voce? Perché non stanzia neppure una lira per migliorare i servizi sanitari e per ridurre i tempi di attesa?

Sui temi economici, di cui abbiamo già scritto occorre far rilevare come l'attuale Amministrazione Comunale non solo non ha fatto nulla di concreto per rafforzare il sistema imprenditoriale locale e anzi è riuscito addirittura ad allungare i tempi per le autorizzazioni edilizie, alla faccia dello snellimento burocratico promesso e sbandierato.

Tabella 7° - Tempo medio per il rilascio di concessione edilizia dal 1998 al 2000
1998 1999 2000
Giorni 48 36 40
Fonte: Comune di Bologna, Consuntivo 2000 (p. 100)

Tabella 7b - Tempo medio per il rilascio di autorizzazione edilizia dal 1998 al 2000
1998 1999 2000
Giorni 24 22 25
Fonte: Comune di Bologna, Consuntivo 2000 (p. 100)

Tempi che, sia per le autorizzazioni sia per le concessioni, peggiorano ulteriormente nel 2001.

Insomma, l'impressione generale è Guazzaloca interpreti le parti della città che più risentono di una perdita dinamismo: la città che si è seduta e non vuole che altri si sollevino. Bologna ha invece bisogno di un'amministrazione che le permetta di pensare nuovamente al meglio e di guardare con fiducia al futuro. Guazzaloca e la sua maggioranza fanno di tutto per far chiudere la città in se stessa, come dimostra anche tutto il fatuo dibattito sulla bolognesità. Non bastano le operazioni simboliche e di immagine, il nostro essere bolognesi non si esaurisce dove vorrebbe farci credere il Sindaco. Essere bolognesi significa tolleranza e apertura nei confronti del diverso che voglia integrarsi pacificamente, significa cordialità, significa amore per la libertà e rifiuto di ogni tipo di fascismo, significa senso civico, tutte cose che questa amministrazione non rappresenta se pensiamo all'arroganza con la quale il Sindaco tratta spesso gruppi di cittadini e associazioni rifiutandosi di riceverli, se pensiamo al tentativo posto in essere dal centro destra per eliminare dallo statuto comunale il riferimento alla Resistenza e l'aggettivo fascista dalla lapide che commemora la strage di Bologna, se pensiamo ai messaggi lanciati dalla Giunta sul traffico riassumibili in un "ciascuno faccia quello che gli pare".
Non è questa la Bologna in grado di riconquistare il primato come città italiana dalla più alta qualità della vita. Non è questa la Bologna che è in grado di vincere le sfide che ci aspettano. Non è questa la Bologna che vogliamo.

In conclusione: l'alternanza è un valore, ma la Giunta ha consumato in fretta "l'abbrivio" del ricambio di governo.
A tutt'oggi non si vede nell'esperienza di governo che già è alla metà del suo tempo la realizzazione di un avvicendamento che sia stato capace davvero di rappresentare l'investimento per il bene comune delle capacità intellettuali ed operative di altri ceti, di altri soggetti rispetto al consolidato espresso nel passato dal Centrosinistra.
Guazzaloca appare sempre meno capace di essere il testimone di settori sociali vasti, dei cittadini.
Sempre di più, oltre ogni retorica, il governo di Guazzaloca si restringe all'espressione del Centrodestra, per come a Bologna può esprimersi.
No, Guazzaloca non è un protagonista civico.
Sì, Guazzaloca è una vicenda della politica.

Guazzaloca: dal programma ai fatti.

SCHEDE

Abbiamo preso il Programma di mandato del Sindaco Giorgio Guazzaloca (odg votato nella seduta consiliare del 21-7-1999), oppure il suo programma elettorale ed altri documenti a sua firma, e siamo andati a rileggerci le promesse che aveva fatto ai bolognesi prima o all'inizio del suo governo. Per ogni promessa, abbiamo elencato i risultati raggiunti, ossia le iniziative intraprese e completate (o in avanzato stadio di realizzazione) dalla Giunta Guazzaloca. Non sono ovviamente incluse le opere che Guazzaloca ha soltanto inaugurato, o quelle ancora troppo lontane da una concreta fattibilità: ad esempio il parcheggio di Piazza Vili Agosto non può essere ascritto a merito di Guazzaloca, il quale si è limitato ad inaugurarlo; e sul tema infrastrutture, il tram non può essere considerato un'iniziativa in avanzato stadio di realizzazione, dal momento che ancora non è stato pubblicato il bando; e così via...
SICUREZZA
LE PROMESSE I RISULTATI
"Non sarà possibile garantire una migliore vivibilità della città senza dare una risposta pronta e decisa all'esigenza di sicurezza, di ordine pubblico e di tranquillità che i cittadini richiedono con forza." (p. 2) Nel 2000, a Bologna, aumentano 8 tipi di reati su 12, fra cui borseggi, furti e rapine, proprio mentre nel resto d'Italia la criminalità cala.

FAMIGLIA – TASSE, TARIFFE, CASA
LE PROMESSE I RISULTATI
"Per sostenere e promuovere la famiglia pensiamo subito ad alcuni interventi concreti come l'adeguamento della tassazione locale (Ici, rifiuti)..." (p. 3) L'aliquota media Ici è rimasta invariata; è aumentata di 30.000 la detrazione per l'abitazione principale e l'aliquota per gli immobili locati a canoni concertati è stata ridotta al 3,5%o (minori entrate per circa un miliardo); in compenso l'addizionale Irpef è stata portata da 0% allo 0,4%, costringendo così ogni famiglia bolognese a pagare una media di 240.000 lire in più all'anno (per un totale di 44 mld di maggiori entrate); la tassa di smaltimento rifiuti è aumentata del 2,5%.
"Per sostenere e promuovere la famiglia pensiamo subito ad alcuni interventi concreti come l'adeguamento delle tariffe urbane (nidi, trasporti, refezioni)..." (p.
3) Le tariffe di trasporti e refezioni sono rimaste invariate; quelle dei nidi sono diminuite del 15%.
"Per sostenere e promuovere la famiglia pensiamo subito ad alcuni interventi concreti come il credito agevolato alle famiglie di nuova formazione..." (p. 3) ZERO
"Per sostenere e promuovere la famiglia pensiamo subito ad alcuni interventi concreti come provvidenze per favorire l'accesso delle giovani coppie alla proprietà e all'affitto della casa, destinando prioritariamente a questo scopo l'uso del patrimonio abitativo pubblico..." (p. 3) ZERO

POLITICHE SOCIALI - INFANZIA, ANZIANI, IMMIGRATI
LE PROMESSE I RISULTATI
"...vanno sviluppate forme nuove di strutture per l'infanzia, nelle quali l'apporto delle famiglie e del volontariato diventi elemento centrale nella stessa gestione." (p.3) ZERO
"Di tutto rilievo mi sembra lo sviluppo di una fondazione Dopo di Noi, per il proseguimento di cure e di assistenza alle gravi disabilità, venendo meno il supporto famigliare. In questa ottica si deve ripensare alla funzione e agli obiettivi delle Opere Pie.. .ma sono necessarie anche nuove strutture." (p. 4) ZERO
"In un'ottica sperimentale il Comune sosterrà iniziative di integrazione residenziale tra giovani coppie e anziani..." (p. 4) ZERO
"Si dovrà costruire un fondo per emergenza handicap che permetta di dare risposte immediate alle famiglie in grave difficoltà..." (p. 4) ZERO
"Va ripensato il ruolo dell'ISI (Istituzione Servizi Immigrazione) e agli immigrati che dimostrino volontà di integrazione nella realtà bolognese vanno offerte adeguate opportunità di inserimento." (p. 5) L’ISI è stato chiuso

SANITÀ
LE PROMESSE I RISULTATI
"I servizi legati al diritto alla salute dei cittadini bolognesi attraversano una difficile condizione di crisi. Il sindaco ha diretta responsabilità e deve essere interlocutore autorevole delle scelte compiute nelle diverse sedi istituzionali..." (p. 5) ZERO
"Largamente insoddisfacente è la condizione operativa dei medici di base [...] che si trovano isolati rispetto alle logiche delle strutture ospedaliere, e che vedono sempre più burocratizzato il loro rapporto con gli uffici dell'Ausl. L'Assessorato comunale alla Sanità dovrà studiare e realizzare tutte le opportune funzioni di collegamento." (p. 5) ZERO

TRAFFICO E INFRASTRUTTURE

LE PROMESSE I RISULTATI
"Sulla Tangenziale occorre pensare a soluzioni efficaci a breve termine." (p. 6) ZERO
"Per la Stazione la nuova Amministrazione metterà in campo tutte le proprie capacità per selezionare quello che merita di essere confermato del percorso sin qui seguito ma anche per decidere quello che merita di essere cambiato." (p. 7) Rinuncia alla nuova stazione in cambio di soldi per il metrò. Perdita di stanziamenti per il Comune.
"A noi sembra anche di fondamentale importanza la realizzazione di un asse di collegamento rapido a sud del centro storico..." (p. 7) ZERO
(è il famigerato tunnel sotto la collina)
"Sono necessari interventi più impegnativi, come una rete di parcheggi, da realizzare soprattutto in regime di project financing." (p. 8) ZERO
"Va recuperato l'impegno per la realizzazione di nuove zone pedonali, delle piste ciclabili, dell'arredo urbano..." (p. 8) ZERO

AMBIENTE

LE PROMESSE I RISULTATI
"La tutela dell'ambiente non può essere affidata solo all'iniziativa e al controllo pubblico, ma deve mobilitare le risorse e l'impegno dell'intera comunità. Si ritiene perciò necessaria la creazione di un'istituzione specifica, nella quale siano presenti,
assieme al Comune, rappresentanti di enti e di istituti scientifici come l'Università, l'Enea, il Cnr." (p. 8) ZERO

ECONOMIA

LE PROMESSE I RISULTATI
"Occorre una drastica semplificazione dei regolamenti, a partire da quello edilizio, una riduzione dei tempi di esami delle pratiche, un ampliamento a tutti i casi possibili delle procedure di autocertificazione." (p. 8) Nel 2000 e nel 2001 sono aumentati i tempi medi per il rilascio di autorizzazioni e concessioni edilizie.
"Occorre costituire una agenzia per promuovere l'insediamento e lo sviluppo di nuove imprese nel Comune di Bologna, in analogia con quanto avviene in altri paesi europei." (p. 9) ZERO
"Si può studiare la prospettiva di concentrare tutte le attuali partecipazioni finanziarie del Comune di Bologna in una holding che a sua volta partecipi una serie di società operative." (p. 9) ZERO

SCUOLA, UNIVERSITÀ E FORMAZIONE





LE PROMESSE I RISULTATI
"Le politiche per il diritto allo studio rivolte agli studenti universitari dovranno perseguire due priorità: la realizzazione di estesi programmi per minialloggi studenteschi a canone agevolato e l'ampliamento del sistema delle borse di studio verso gli studenti capaci e meritevoli." (p. 11) ZERO
"Sarà altresì necessario organizzare un'offerta formativa
destinata alle persone adulte per costruire riferimenti organizzati e percorsi, almeno in parte, formalizzati." (p. 11) ZERO
"Si tratta prima di tutto di procedere, d'accordo con la Provincia, ad un piano di ridefinizione delle sedi e di una loro riqualificazione"
(dal progr.elett.) Crisi del "Polo Artistico": indisponibilità a permutare sede ex-Sirani e contenitori del centri, nessuna risposta alla Provincia ed alle scuole




GIOVANI
( Dal programma elettorale di Giorgio Guazzaloca e de La Tua Bologna )
LE PROMESSE I RISULTATI
"Bologna - se non vuole invecchiare - deve ridare spazio Ai giovani:spazio per vivere, incontrarsi, comunicare, fare sport e lavorare." ZERO
per gli spazi pubblici - vedi scheda seg.
SOLO PROGETTI per gli altri interventi
"Per l'orientamento: sviluppo dell'imprenditorialità" Affossato il Distretto multimediale all'ex-Macello Prosecuzione di interventi già esistenti (Mambo)
"creazione e sostegno di iniziative per la comunicazione e l'informazione ai giovani" Azzeramento di fatto di Informagiovani. Creazione del sito flashgiovani con informazioni ma senza iniziative per l'orientamento al lavoro
"Sviluppare la formula del "prestito d'onore" ZERO
"Promuovere l'affidamento ai giovani di servizi di pubblica utilità" ZERO
"Per il lavoro: favorire l'incontro imprenditori-studenti Mediante lezioni, seminari, stages" Sportello Aldini-Lavoro, nasce da progetti consolidati, solo per il lavoro operaio e tecnico
"Per la casa: incentivare concessioni edilizie per abitazioni destinate ai giovani a prezzi agevolati" ZERO
"Concordare con le banche l'erogazione di mutui agevolati per l'acquisto di appartamenti" ZERO
"Favorire lo sviluppo di un'edilizia a reddito finalizzata ai giovani" Realizzate solo case previste da delibera 70,1998 e alloggi di piani di recupero e riqualificazione finanziati dalla Regione.
"Per il tempo libero: censimento dell'offerta di strutture sportive per una razionalizzazione ed un completamento" ZERO
"Organizzazione di eventi di qualità" Bologna ha sempre prodotto ed ospitato eventi di qualità, lo ha fatto moltissimo per Bologna 2000,continua a farlo. Per diretta e nuova iniziativa del Comune in questo mandato: ZERO
"Realizzazione di una Carta Giovani per la fruizione a prezzi convenzionati dell'offerta culturale e sportiva" GIÀ ESISTENTE













PARTECIPAZIONE E SPAZI PUBBLICI
LE PROMESSE I RISULTATI
NESSUNA

(A dire il vero non è stato possibile trovare, né nel programma elettorale del Sindaco, né nel programma di mandato amministrativo della Giunta neanche una parola riguardo all'esigenza di avere spazi di aggregazione, dedicati alle assemblee, riunioni, seminari e ad ogni altra forma di partecipazione sia dei giovani che dei non più giovani a costi che non siano proibitivi e quindi inaccessibili per quella parte di società civile che si autorganizza.
Per questo questa scheda anomala indica quello che oggi (viene sottratto a ciò che prima c'era - ed era insufficiente - come sedi pubbliche destinate all'uso dei cittadini per tenere incontri, seminari e assemblee. Riteniamo che queste azioni siano indirettamente, ma volutamente, lesive del bisogno di partecipare, aggregarsi, confrontarsi di gran parte della società civile, un vero attacco alla democrazia.) MENO DI ZERO

Dall'inizio del mandato sono stati tolti alla cittadinanza i seguenti spazi pubblici:
La Sala dei Notai - come è noto la biblioteca e il centro di documentazione delle donne da via Galliera e sistemato, provvisoriamente, ai Notai in attesa di completamento dei lavori in Santa Cristina.
Risulta che in Santa Cristina i lavori sono interrotti per mancanza di fondi, chissà quando mai il centro di documentazione delle donne potrà trasferirsi là, nel frattempo la sala dei Notai, efficace spazio pubblico, è per la società civile inagibile.
Quartiere Saragozza- sala Benjamin - il quartiere ha già deliberato il cambio di destinazione d'uso di questa sala, diventerà una biblioteca per ragazzi e a breve dovrebbero iniziare i lavori di adeguamento.
Nulla da dire sulla nuova destinazione d'uso, peccato si vada a sottrarre proprio una delle pochissime sale centrali a bassa costo d'uso.
Una analisi approfondita delle sale, pubbliche e non, porta a dire che o si hanno a disposizione cifre oltre il milione a giornata, oppure ormai pochissimi sono gli spazi pubblici dedicati ad assemblee, riunioni e seminari.





















IPERBOLE E BOLOGNA DIGITALE
(dal saggio programmatico di Giorgio Guazzaloca sulla rivista "Telèma", numero dell'Inverno '99-'00)
LE PROMESSE I RISULTATI
"Vorrei citare alcuni di questi obiettivi. Prima di tutto un incremento dell'utenza che porti a 30.000 collegati nel 2001. Si tratterebbe praticamente di raddoppiare la quota di utenti singoli rispetto alla situazione attuale (oltre 17.000).
***************
saranno accresciuti servizi e informazioni presenti nella banca dati (da

23.000 a 50.000 pagine)
***************
si punterà a promuovere un servizio di "banca del tempo" on line e di uso della rete come motore dell'economia sociale;
***************
si cercherà di realizzare un distretto "industriale" e un distretto "commerciale" virtuale a favore dello sviluppo del tessuto economico-produttivo metropolitano con offerta di servizi alle imprese via rete.
***************
Ma non basta. Tra gli obiettivi da raggiungere entro il 2001 c'è anche la definizione di un business pian per
l'autoconsistenza finanziaria della rete attraverso la distribuzione di servizi certificati e securizzati (firma digitale e certificato elettronico) a valore aggiunto, forme di pubblicità, sponsorizzazioni, sviluppo dell'e-commerce e delle transazioni, servizi personalizzati;
***************
c'è la creazione di un centro per la formazione telematica e le tecnologie della multimedialità." ZERO

(in particolare: Utenti singoli 16.398,
Utenti collettivi: 1.526, numero di pagine: 20.173, dati al 31,01,2002)


Bologna negli indici delle principali ricerche nazionali

Nel complesso, la qualità della vita a Bologna non è certo migliorata in questi due anni e mezzo di Guazzaloca, anzi. Se il nostro giudizio globale non può essere positivo, dalla sicurezza al traffico, dalla pressione fiscale alle infrastrutture, dall'immigrazione alla salute dei cittadini purtroppo esso è in sintonia con quanto emerge dalle principali ricerche nazionali, a partire da quella più nota del Sole 24 Ore.
Un anno fa, commentando il primato di Bologna nella classifica del Sole 24 Ore, il Sindaco Guazzaloca si espresse così: «Ciò dimostra che abbiamo compiuto importanti passi in avanti, proprio come era nelle nostre intenzioni. E ciò è avvenuto malgrado i "denigratori a prescindere" come direbbe Totò». Quest'anno il sindaco ha preferito non commentare l'arretramento in classifica Qualcuno ha scritto, con sagacia, che si potrebbe parafrasare il suo pensiero dicendo così: «Ciò dimostra che abbiamo compiuto qualche passo indietro, al contrario di quello che era nelle nostre intenzioni. E ciò è avvenuto malgrado gli "adulatori a prescindere"».
In realtà le motivazioni dei punteggi attribuiti sono composite e vanno interpretate.
Certamente però le indagine annuali, a partire da quella del Sole 24 Ore, vanno interpretate come un termometro delle tendenze e dei movimenti in atto. La fotografia scattata nel 2001, se conferma la buona attitudine dei bolognesi per consumo di spettacoli e divertimento e il fenomeno grave della criminalità, che non deflette ma anzi contribuisce grandemente a incrinare la qualità del vivere a Bologna fa emergere con evidenza un dato sul quale abbiamo ritenuto opportuno concentrare l'attenzione all'inizio di questo documento.
E' il dato relativo al comparto "Affari e lavoro" dove Bologna arretra dal 26 al 40 posto.
Il difetto di innovazione è il tallone d'Achille di una economia forte ma che rischia di arretrare se non adeguadatamente sospinta verso il rinnovamento, anche dall'azione pubblica.
E ben 10 posizioni Bologna perde nella graduatoria di Italia oggi.
Bologna passa in questa valutazione dalla terza alla tredicesima posizione.
Si tratta di una classifica che, a differenza della precedente, ha confermato dal 2000 al 2001 i propri indicatori economico-sociali e dove le grandi città non subiscono gli spostamenti di posizionamento dato drastici altrove registrati.
Bologna è indicata come intero territorio provinciale ma è l'unica realtà territoriale fra quante rimangono nel gruppo più elevato ad ospitare un centro metropolitano.
E' quindi maggiormente significativo il ruolo della città nel determinare gli andamenti di classifica, di quanto non sia per le dirette concorrenti.
Suona quindi confermata la necessità di una attenzione all'economia ed alla qualità dei risultati delle politiche sociali senza alcuna autocelebrazione.

Sole 24 Ore

IL SOLE 24 ORE
QUALITÀ DELLA VITA

CONFRONTO TRA I RISULTATI 2000-2001 PER BOLOGNA
Posizione in graduatoria 2000 2001 variazione
GRADUATORIA FINALE 1 4 -3

Posizione in graduatoria 2000 2001 variazione
ALCUNI INDICATORI
TENORE DI VITA 3 2 +1
AFFARI E LAVORO 26 40 -14
CRIMINALITÀ 101 98 +3
POPOLAZIONE 54 83 -29
DIVERTIMENTO 2 1 +1

Italia Oggi

ITALIA OGGI
QUALITÀ DELLA VITA

CONFRONTO TRA I RISULTATI 2000-2001 PER BOLOGNA

Posizione in graduatoria 2000 2001 variazione
GRADUATORIA FINALE 3 13 -10

Posizione in graduatoria 2000 2001 variazione
ALCUNI INDICATORI
AFFARI E LAVORO 12 14 -2
SERVIZI 6 7 -1
CRIMINALITÀ 101 103 -2
TEMPO LIBERO 2 1 +1


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Dieci punti verso un programma: «Non è una proposta politica ma una base per riflettere»
Vademecum per le famiglie
II gruppo Due Torri-Ds del Comune di Bologna apre il dibattito

Davide Ferrari - Capogruppo dei Ds in consiglio comunale

Questi dieci punti non sono una proposta politica. Vorrebbero però rappresentare una base per riflettere e costruire una proposta politica. Ad essi vogliamo aggiungere, e cominciamo a farlo, oggi qui in questo giornale, una analisi sui dati della realtà bolognese e su alcune battaglie aperte sul fronte delle opportunità e dei servizi, che stiamo conducendo nel Comune di Bologna.Tutti i materiali per arrivare, anche su questo punto, ad una proposta, vincente peri il 2004. Vincente perché vicina alle persone, alla vita quotidiana.
1 -La Costituzione della Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio (art. 27)
Anche alla base di questa formulazione vi fu una continua mediazione fra la cultura dei comunisti italiani e la prevalente impostazione dei cristiani di ispirazione democratica, Mavièanche l'articolo 2 che riconosce e promuove le formazioni intermedie fra Stato ed individui che siano capaci di promuovere solidarietà. Il buon senso, il rispetto per le persone e per l'evoluzione storica della nostra società induce a concludere che, se la Costituzione intende favorire la famiglia e distinguere fra la famiglia fondata sul matrimonio e le altre forme di convivenza, queste trovano tuttavia anch'esse una tutela costituzionale. Quindi un principio utile è quello di rifiutare interpretazioni ideologiche sulla Costituzione e favorire una evoluzione del diritto e della politica che, e della comprensione e al aiuto non alla discriminazione. Essere per la famiglia vuol dire mettere in rilievo soprattutto il "per", piuttosto che ciò che andrebbe sottratto alle politiche familiari perché rivolto a modelli familiari differenti dal matrimonio. Per amare e difendere la famiglia bisogna impostare, dunque, anche a livello locale politiche attive e positive, che l’aiutino a vivere concretamente, a rafforzarsi nella libertà e nella responsabilità dei
dell'aVamigilii' ...
Il suo ridursi a nuclei pre più ristretti, fino ad individuare una tendenza, che sarebbe frutto della modernità, a dissolvere la famiglia nella solitudine o, ed è quello che è ritenuto peggio, neÙapromiscuitàenel-la infecondità. Molti problemi esistono. Tuttavia ritengo che il fenomeno più importante, che è davvero curioso che sia così nascosto e privo di riconoscimenti, è che "la famiglia ha vinto".
declino
Voglio dire che modelli di vita, che per millenni sono stati molto diffusi per il peso della povertà oppure tendenze, più recenti, sviluppate a fronte di istanze di libertà e di autodeterminazione della persona, sembrano tutte ricomporsi, in qualche modo, in una "ricerca della vita familiare". D'altra parte è questo il fondamento oggetti-vo delle polemiche sulle "famiglie di fatto". Gli individui vogliono misurare la diversità dei propri percorsi, che è pure considerata un diritto irrinun-ciabile, con la "prova della famiglia, della vita familiare". Davvero non comprendo come non sia salutata come cosa straordinariamente positiva la volontà di fare famiglia, di stabilizzare legami, qualunque siano i generi e le generazioni coinvolte. In realtà la cosiddetta famiglia borghese, solida ma non patriarcale, con i coniugi avviati a maggiore parità, conbambini e . anziani assistiti ed educati ma in condizioni tali da garantire un uso più libero del tempo di ognuno, da privilegio di pochissimi è diventato, con luci e ombre una aspirazioneed anche una possibilità per la quasi universalità della società italiana. Se questo è vero derivano conseguenze e responsabilità importanti per la politica, proviamo a considerarla. 3-Bisogna fare molto per le famiglie
Molti, sempre di più vogliono "essere famiglia". Anche a Bologna. La politica e FAmministrazione deve agire su tutti i punti di crisi della vita quotidiana di una famiglia, del suo formarsi, del suo mantenersi, del suo evolversi secondo il tempo. 4-Formare una famiglia '-' "iroblema più sentito anche dai bo-colo di ivicrt^lo della casa. (Vedi arti-inseguire il mito dei'ia-tto sbagliato prietà come unica risposta. Accanto ad un forte nucleo di proprietà diffusa incrementare con tutte le forme, le possibilità in affitto è necessario per dare flessibilità e libertà, anche dal punto di vista delle stesse tipologie di appartamento, per una vita familiare che trovi i suoi spazi, nella giovinezza della coppia, poi nel ricongiungimento con i genitori più anziani, e soprattutto neir allargarsi fecondo con le na-
famiglia .
Servizi educativfèsML* *"■ una flessibili, dibuona qualità sono neci™ sari, sempre di più, non solo per permettere iflavoro di entrambi i coniugi ma, in primo luogo, per alleviare e qualificare i compiti di cura. Per essere più "genitori", più vicini ai figli bi-sognaaverelapossibilitàdiesserloper
un "tempo sostenibile", che ponga la genitorialità al centro della vita ma non in alternativa alla vita delle persone - genitori. Sono convinto che questo aspetto sia altrettanto importante, per le conseguenze nei rapporti fra le generazioni, del valore educativo - che va comunque sempre ribadito - dei servizi e delle scuole per l'infanzia e l'età evolutiva. 6-Una famiglia dalle tante età Va favorita la convivenza, che deve essere una libera scelta, delle tre età, fanciullezza, maturità e anzianità in una famiglia. Servono spazi, lo abbiamo detto,serviziperrinianziae,appunto, una gamma plurale di servizi per gli anziani. La prevenzione prima della cura, la cura è quindi il mantenimento del domicilio proprio prima del rimiglia. i*&U'alk>ntanamentodallafa-delle priorità per uiurt*3-.la catena delle generazioni che porti esperie n-za, saperi, gioia.
7-La famiglia come luogo, essa stessa, di servizio, di cura, di educazione, di benessere La priorità di queste funzioni della famiglia deve indurre a realizzare un mix fra politiche di sostegno fiscale e di rimborso economico con politiche di incremento dei servizi pubblici. Il punto di equilibrio non può essere ba-IafaìPl0 ?HjJe esigenze di risparmiare monetizza'ti.ìfi'^candoquindisul-boliscono, in primo luogoTja 8811 P,lu formazione di nuove famiglie e, co-munque, si riducono le possibilità di libertà. Bisogna invece cercare di sce-
gliere.inogni occasione, la misura più adatta alla famiglia, che non sempre è un servizio disponibile all'esterno.
8-Una famiglia di cittadini
Aiutare fiscalmente la famiglia, affiancarle servizi, entrambe queste scelte e soprattutto un loro positivo equilibrio richiede la considerazione della famiglia come luogo di condivisione delle scelte, di prova della libertà, di assunzione di doveri oltre che di esercizio dei diritti. L'insieme di questi elementi fa assomigliare quanto è richiesto alla famiglia ad un vero e proprio concetto di cittadinanza. Non basta più dire che la famiglia è il nucleo della società. L'aumentare inevitabile dei momenti di confronto fra Stato e istituzioni, da una parte, e famiglie, dall'altra, richiede che si debba anche dire come la famiglia può essere davvero punto di riferimento per tutta la società e per la sua sfera pubunanùóvHKkyiale. Acquista quindi tematiche legate ai ruòlirasieme delle sono state avanzate nel tempo dal movimento delle donne, e che oggi si ripropongono, spesso, per altra via. Una famiglia autoritaria, oberata da compiti che non ha scelto, condizionata da figli che non riescono a prendere una propria strada autonoma è un soggetto di welfare inaffidabile, è un punto di sussidiarietà insufficiente, è una debolezza per la società pubblica.

9- Una famiglia per proteggere
Affrontate individualmente le cause di disagio e di sofferenza di fronte al crimine appaiono ancora più gravi e inaf-frontabili. Esse infatti non sono le medesime per un uomo o per una donna, per una anziano o per un giovane. Chiamare le famiglie al confronto, non davanti ad "un" crimine "un" rischio, ma per affrontare i problemi di sicurezza di un territorio è necessario per amalgamare i punti di vista, indirizzare l'azione pubblica, superare la paura.

10-La famiglia nelle nuove condizioni del lavoro
Se è del tutto illusorio pensare di fare carico alla famiglia delle insicurezze dovute al cambiamento del mercato
del lavoro è però decisivo sostenere i percorsi di educazione dei figli, di formazione e riqualificazione degli adulti che passano anche dentro la famiglia e dentro le sue scelte, le sue priorità di bilancio", La Famiglia aiuta a "sostenere"la flessibilità, sia con risorse economiche, sia nel fornire questo peso è oggi sostenuto in grande parte dai soggetti femminile, e invece ridistribuito a danno delle ragazze. Una politica di aiuti le famiglie, "con prestiti pubblici", ma anche sociali, di tempo e di denaro per favorire il lavoro dei suoi membri e la sua qualità è molto opportuna, deve diventare un obiettivo, sempre più importante, di un welfare rinnovato, perché la flessibilità del lavoro non sia solo un inganno ed un maggiore sfruttamento.

Venerdì 28.06.2002, IL DOMANI
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L'INTERVENTO
Quella politica dei muscoli

di Davide Ferrari

"La Tua Bologna" insiste. Fischiare il sindaco è un reato punibile con la perdita delle sedi concesse dal Comune. Questo è il succo del Consiglio comunale di lunedì. Certo i toni bellicosi di Raisi sono stati temperati nell'ordine del giorno votato da tutto e solo il centrodestra bolognese, ma la sostanza non cambia. Anzi si aggrava. Un conto, infatti, è che le minacce vengano dal deputato -assessore - segretario di An, non nuovo a bellico-sità a vuoto; altro conto è che questi messaggi li dia il partito del sindaco, per altro alla sua presenza.
È grave poi che per imporre il voto si sia forzato più volte il Consiglio comunale, fino a cambiarne l'ordine dei lavori e farlo proseguire ad oltranza, contro ogni prassi. Una esibizione muscolare ben poco atletica, direi piuttosto da body building amatoriale. Noi abbiamo criticato i fischi, con nettezza, subito. A differenza di Vannini (il redattore dell'ordine del giorno) eravamo in piazza il 25 Aprile. È stato, ed è, giusto chiedere ai movimenti il rispetto, non solo delle istituzioni ma dell'Anpi, di chi lavora per dare continuità ai valori della Liberazione. Quel rispetto che è mancato. Sarebbe importante discutere di come ridare forza a questa giornata, aprirla alla riflessione su nuovi diritti, aprirla ai giovani cittadini, che già si riconoscono figli della Resistenza. É un problema di tutti i democratici. Dovrebbe sentirlo come una propria urgenza anche chi governa a Bologna. Ma Guazzaloca non è un "grande mediatore". Ha cercato, in ' questi anni, di sostituire il confronto vero con le relazioni, in sostanza con un piccolo sistema di potere. Quando la politica riprende il sopravvento, nel bene e nel male, Guazzaloca va sott'acqua. Un giorno al congresso di An, dove autoseppellisce la propria centralità, un giorno ironizzando contro gli scioperanti, che sono poi i suoi concittadini, un giorno svicolando da un centro anziani. L'opposizione ha oggi più ruolo e responsabilità. Abbiamo da riempire tutto lo spazio della proposta. Per Bologna. Una città alla quale la politica torna a piacere.

Mercoledì 01.05.2002, IL DOMANI

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LE ASSENZE DEL SINDACO

DAVIDE FERRARI

I
I Consiglio comunale ha discusso lunedì dell'assassinio del professor Biagi e delle iniziative istituzionali e politiche die che ne sarebbero dovute derivare in città. I partiti della maggioranza, tutti: da La tua Bologna a AN, si sono purtroppo dimostrati al di sotto di quanto era ed è richiesto dall'ora presente. Nessuna proposta di approfondimento sul fenomeno terroristico, nessuna volontà di dialogo con la società, con i giovani, con l'Università - il "mondo" di Marco Biagi - con i lavoratori, per reagire al terrorismo, per, come pure diciamo tutti, "isolarlo". Una parola impegnativa che richiederebbe azione e coerenza. Hanno votato solo un ordine del giorno, livido e omertoso sulla seria questione delle scorte. Ma cio che più ha stupito è stata l'assenza del sindaco di Bologna. Guazzaloca aveva usato parole non infelici, in piazza Maggiore. Ma il Comune è fino ad ora rimasto inattivo. È facile capire il perché. Non può essere un punto di riferimento se chi ne è U sindaco non lo dirige, non lo orienta, non si misura con l'obbligo di scendere in campo, moltiplicare la presenza delle istituzioni, unire le culture politiche e civili della città. Nulla. Mi sono chiesto che cosa avesse di più importante da fare il sindaco lunedì, dalle 16 alle 22. Anche perché so bene dov'era dalle 19,30 alle 21, minuto più minuto meno. Era tra noi, alla tavola, un po' solenne e un po'acida, della mensa consiliare. Allora è stato presente, solo allora. Nessuno pensi voglia fare facili battute. Sono convinto che Guazzaloca si eclissi, spesso e volentieri, non per disprezzo, furba avarizia, calcolo. Il punto è che in tempi difficili quello che "si è", quello che si porta da casa, l'esperienza pure utile di una vita di relazioni sodali, non basta. Bisogna confrontarsi, discutere, "spendersi". Altrimenti le parole, finita l'ovvietà, vengono a mancare. È una piccola vendetta della politica. Nessun mistero dunque. Chi non non c'è e non fa, non sa cosa dire. Soprattutto non sa cosa fare.

Mercoledì 27.03.2002
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«II Comune deve chiedere al governo Berlusconi una drastica inversione di tendenza nella politica antisociale»
Per le bambine e per i bambini

La situazione della scuola sotto le Due Torri e i progetti per i prossimi anni

Il Sindaco di Bologna, Giorgio Guazzaloca, aveva preso ad esempio dell'inconcludenza della sinistra e dell'Ulivo le proposte di fare di Bologna una città per le bambine e i bambini. Queste affermazioni, di particolare inadeguatezza, sono state alla base di tre anni persi nelle politiche per l'infanzia e l'età evolutiva per la città di Bologna. Certo a Bologna esiste e si è mantenuta una consolidata rete di servizi educativi per l'infanzia. Si è mantenuta anche e soprattutto per una iniziativa forte dell’opposizione, sociale e politica, che è riuscita con una vasta iniziativa, i diecimila no al "progetto Pannuti" ad impedire, fin dall'anno 2000 una sciagurata scelta della Giunta che voleva chiudere un terzo delle scuole comunali dell'infanzia per "riconvertire" la spesa tutta a favore delle scuole private. In compenso però se le scuole hanno resistito è mancata una politica più vasta capace di connettere attenzione ai bambini con incentivi alla rinatalità responsabile. Oggi si torna sempre più a parlare (vedi i programmi alla Montagnola e Piazza San Francesco) di città peri bambini. Non si può però restare a singoli episodi.
Vogliamo costruire una città sempre più amica dei bambini, delle bambine e degli adolescenti, progettando un ambiente urbano sicuro, con spazio e tempi per il gioco libero e per la vita di relazione, anche attraverso un'integrazione delle politiche dell'istruzione e della cultura in primo luogo, fra loro e con le grandi scelte per la viabilità,lo sport, i servizi, il commercio. Non si tratta solo di migliorare la vita dei bambini e delle Bambine: vogliamo fare il possibile per far crescere oggi nei più piccoli una cultura che li renda domani adulti più sensibili, attenti ai grandi temi della convivenza, dell'ambiente, della cura della città, delle relazioni uomo-donna e delle culture diverse. Sarà la garanzia di maggiore vivibilità della città e di possibilità di scambio tra le generazioni. Questo era il programma del Centro Sinistra per Bologna, lo riconfermiamo volendogli dare nuova centralità e forza.
Proponiamo nuovamente l'istituzione di un vero e proprio "Progetto Bambine e Bambini", che richieda una specifica attenzione alla Giunta ed al Consiglio Comunale affinché ogni ambito dell'Amministrazione venga sensibilizzato alla valorizzazione dell'infanzia, con precisi investimenti. Questi gli obiettivi che vogliamo conseguire. Nidi e servizi integrativi: non basta più sfiorare la soglia del 30% dell'utenza potenziale, bisogna raggiungere una quota più vasta di bambini da zero a tre anni, perché nessuna famiglia resti senza risposta. La rete degli asili va potenziata in particolare nei Quartieri dove si addensano le liste di attesa (centro storico, Navile e Savena e nelle recenti urbanizzazioni e quelle di prossima realizzazione).
Bisogna aprire servizi educativi presso alcuni luoghi di lavoro, a partire da grandi aziende pubbliche come il Comune, la Regione, la Provincia, l'Università e il servizio ospedaliero, con la garanzia della qualità da parte dell'Amministrazione comunale e del suo servizio nidi. Bisogna organizzare l'offerta di forme diversificate di aiuto domiciliare e di Quartiere, formando personale adeguato. Queste scelte assieme all'assegno per il primo anno in famiglia non possono essere intese come alternative al nido, così come propongono gli assessori Pannuti e Galletti, per i quali la spesa per gli asili nido è "insostenibile ed ingiusta".
Sono invece servizi che possono "liberare" i nidi da una richiesta insostenibile, e solo qualora essi sorgano esattamente là dove vi sono bisogni specifici delle famiglie, disegnati sui loro orari e sulle loro necessità.
Scuole materne: Gli obiettivi devono riguardare qualità e quantità. Per quanto riguarda l’impegno per la qualità nelle scuole per iniziativa del Comune vi sono progetti importanti, che non possono restare sperimentali, vanno invece estesi, generalizzati, come l'inglese per i 5 anni, e l'avvio alla conoscenza del computer che devono arrivare a tutte le 90 scuole di Bologna il computer. Così la prevenzione dei disturbi del linguaggio educazione psicomotoria, che sono da generalizzare a tutti i quartieri. Le aule didattiche nei musei e nei luoghi notevoli della città sono state il primo esempio, di straordinario valore, di una politica unitaria scuola-cultura. Rischiano di esaurirsi con la generazione di operatori che li hanno aperti e mantenuti. Bisogna riportarli al centro dell'attenzione e apriri anche a ragazzi di età più avanzata, alle scuole secondarie.
Ma vi è anche il dato della quantità. Anche per quest'anno vi sarà un aumento dei posti "statali", ma per effetto della legge finanziaria sono gli ultimi posti "sicuri". In più: essi sono garantiti soltanto perché avanza una politica dell'autorità scolastica tesa a "raschiare il fondo del barile", mettendo tutti gli insegnanti nelle sezioni e nelle classi, tagliando tutti i progetti di qualità. Si delinea così, dal
2003-04, una vera e propria "crisi della scuola", anche a Bologna, dove arriverà, tra l'atro un nuovo impatto demografico. Il Comune deve prepararsi, oltre a chiedere una drastica inversione di tendenza nella politica antisociale del Governo Berlusconi. Bisogna concertare, a livello metropolitano, la nascita di nuovi servizi scolastici, mettendo assieme Comuni, cooperazione educativa e associazionismo familiare. Bologna deve capire che non è sola. Le nuove competenze della Regione, che già sta prevedendo nuovi interventi legislativi, può essere un sostegno importante, mentre invece, con la gestione Pannuti, Bologna è scomparsa dal dibattito educativo regionale e nazionale.
Oltre alla scuola la città. Vogliamo garantire pari opportunità per tutti i bambini, le bambine, gli adolescenti. È importante la realizzazione di percorsi sicuri casa-scuola in cui i bambini siano liberi di muoversi, finanziando i progetti già esistenti lasciati dalla Giunta ai margini del Piano del Traffico. Per questo è necessario moderare il traffico e realizzare nuove piste ciclabili, avere una segnaletica a misura di bambino, un arredo urbano e stradale che tenga conto delle esigenze dei pedoni. Tutto il contrario di quanto ha fatto la Giunta che punta ancora all'affermazione della centralità ideologica dell'automobile. Si parla di alberi solo per tagliarli, per la Giunta, noi vogliamo invece che sia garantita la cura di una rete di aree verdi intorno ai luoghi frequentati maggiormente dall'infanzia. Si è fatta strada, in questi anni l'idea di contratti di cura, nei quali Enti privati, sponsorizzano aree verdi. Noi vogliamo che siano coinvolti i cittadini, e non espropriati. La collaborazione pubblico e privato va bene se parte dalle famiglie con esperienze di progettazione e gestione da parte dei bambini, delle bambine, degli adolescenti e degli adulti di aree verdi, cortili scolastici, riqualificando tali aree. Vogliamo spazi in cui bambini possano trovarsi con persone di altre generazioni, cambiando per questo anche la politica per la cultura per avere musei, mostre, teatri adeguati ai più piccoli.
u tutte queste proposte insiste il Gruppo Due Torri. Il richiamo è alla proposta di città educativa, come venne avanzata da studiosi come Antonio Faeti e Franco Frabboni. Non è Accademia, nei giorni in cui Bologna vede le scale mobili e i servizi di ristorazione veloce invadere la Biblioteca dei Ragazzi di Sala Borsa. Proprio la Sala Borsa, un grande luogo pensato per congiungere la cultura antica e moderna, tutte le generazioni, nel centro della città rischia così di diventare il segno di una minorità della cultura e di una marginalità dei bambini. Per questo la battaglia per le famiglie e per l’infanzia è riiniziata in Consiglio Comunale, proprio dalla Sala Borsa.
«Vogliamo costruire una città sempre più amica delle ragazze e dei ragazzi, progettando un ambiente urbano sicuro, con spazio e tempo per il gioco libero e per la vita di relazione».
«Occorre garantire pari opportunità per tutti gli adolescenti, è importante la realizzazione di percorsi sicuri casa-scuola in cui i bambini siano liberi di muoversi».

Mercoledì 17.07.2002, IL DOMANI

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Intervento alla Conferenza economica del 19-20 giugno 2002

DAVIDE FERRARI

Io penso che non possiamo evitare di discutere anche su quello che ci circonda e che ha una valenza politica straordinaria, per il mondo del lavoro in particolare.
Ciò che accade ci riempie certamente anche di preoccupazione, ma ci deve indurre anche a considerare le forze in campo fino in fondo.
A sinistra Il primo giudizio credo occorra darlo su come il governo ha operato per favorire la rottura fra i sindacati confederali nella trattativa, e deve essere netto.
Io penso che sia necessario tenere fede agli impegni presi in difesa di tutto il mondo del lavoro.
Credo che sia necessario nei confronti sia di chi giustamente gode del diritto a non essere licenziato senza giusta causa sia di chi già oggi si vede negato questo diritto. Attenzione però, non bisogna banalizzare in alcun modo il problema grave è rappresentato dalla diversa posizione di CISL e UIL.
Ci possono essere banalizzazioni demonizzanti e ci possono essere anche banalizzazioni nel tenere il problema sotto il tappeto.
Sembra si possa giungere ad un punto davvero serio e grave di rottura.
Io credo che non si possa banalizzare questo dato per un motivo di fondo, innanzitutto, e che a me sta a cuore, anche più dello stesso scenario politico
immediato: c'è il rischio di vedere il sindacalismo confederale non solo diviso ma trasformato nella sua natura e nel suo ruolo.
Due grandi centrali storiche, CISL e UIL, che rappresentano realmente parti importanti della società non solo del lavoro, possono essere chiamate a
trasformarsi in sindacati a cui è destinata una parte che è delle istituzioni della società, l'assistenza, la consulenza.
La delega di funzioni che devono rimanere pubbliche o comunque sociali e controllate dalle istituzioni.
Si perderebbe così l'autonomia di una parte essenziale di quella ricca realtà di corpi associativi intermedi tra lo Stato e i cittadini che è una delle maggiori
ricchezze della particolare democrazia italiana ed è una delle maggiori ricchezze di Bologna.
Questo segnerebbe un serio punto di arretramento.
Io ho ascoltato poco fa con molto interesse l'intervento dell'amico Alberani.
Sia detto per inciso, considero il rischio di cui parlo particolarmente serio per il mondo del cattolicesimo democratico che per primo ha capito e interpretato questa autonomia civile, e che a Bologna proprio, ad esempio, dal lavoro degli amici della CISL ci ha aiutato anche per questa capacità ogni giorno, con posizioni del tutto autonome, talvolta condivisibili, talvolta meno, a capire meglio la città
anche in questo passaggio di amministrazione.
No davvero, non si può affrontare questo difficile momento su un piano prevalentemente tattico.
In primo luogo bisogna pensare a mantenere saldo il rapporto con quella grande maggioranza di lavoratori di età diverse e di cittadini che hanno manifestato in
ogni occasione in questo anno di fuoco la propria volontà di avere e di esercitare i diritti di libertà.
Io ho iniziato la mia attività lavorativa ormai qualche anno fa, negli anni 80, andando a censire per la Confindustria gli itinerari lavorativi dei piccoli e medi imprenditori a Bologna e a Reggio Emilia. Molti erano ex licenziati politici delle grandi fabbriche dell'Emilia ma anche della Liguria e del Piemonte o di altre regioni ancora. Perché?
Perché dalle lotte degli anni cinquanta, pur sconfitte, cosa che certo non mi auguro per l'oggi, si produsse un momento di straordinario protagonismo sociale, si selezionò una classe dirigente che rappresentava la parte più dinamica della società. Siamo convinti che molte delle componenti sociali più à dinamiche delle nuove generazioni di Bologna, quelle che ritroveremo nel lavoro, nell'Università domani,quei soggetti a cui ha fatto riferimento il Prof. Pier Ugo Calzolari, non fossero oggi tra i protagonisti di quelle manifestazioni dove le generazioni fra i 25 e i 35 anni abbiamo visto così numerose?
Sono quei giovani che con la loro presenza smentiscono ogni banale archiviazione "nel vecchiume" del conflitto sociale in corso. Io credo che occorra su questo riflettere. C'è - anche con questi giovani - una forza unitaria che può ancora rimettere in carreggiata le cose, sospingere il movimento sindacale ma anche l'Ulivo a ritrovare un'unità vera e forte, di prospettiva e di azioni.
Certo le prime reazioni dell'Ulivo sono state problematiche, non poteva forse essere diversamente, ma per ritrovare la strada bisogna guardare in faccia ai contenuti dello scontro sociale.
Spetta, io credo, al nostro Partito un ruolo trainante nell'Ulivo, sul lavoro in primo luogo. Non si tratta, e qui vengo a Bologna, di fare un esercizio propagandistico dell'opposizione. Bisogna porre il tema di un'alternativa all'azione di divisione operata dal governo.
Così Bologna può vedere certamente iniziative importanti attorno alla proposta della carta dei diritti e nelle iniziative referendarie già annunciate della CIGL, ma anche -io penso- mettere in campo esperienze per un programma di qualità e quantità dello sviluppo.
La grande debolezza del governo è di chi lo sostiene infatti anche e principalmente nella incredibilità del suo programma economico.
Chi non sa come aiutare la produzione di ricchezza non può che cercare di dividere i diritti. Invece c'è molto bisogno di una politica per lo sviluppo anche in
una realtà forte come la nostra.
Per il governo così come per chi amministra la nostra città la politica industriale non conta, e, parimenti, la formazione non è una priorità.
Ma senza innovazione si colpiscono proprio quei distretti economici e sociali, come quelli emiliani e bolognesi, fatti di imprese medie e di un artigianato diffuso, che vincono sulla competitività e non sull'assistenzialismo.
Certamente non basta loro risparmiare sulla forza lavoro per competere.
Sta a noi dimostrare che è possibile una politica diversa che moltiplichi e rinnovi le forze produttive, coinvolga lavoratori ed imprenditori in un confronto - fra i cittadini - sulla proposta di uno sviluppo e di un lavoro adeguato e alla qualità e al sapere che già appartengono alle persone che vivono nella nostra realtà.
A loro, se lavoratori, ed è giusto, non basta un lavoro 'purché sia', e, se imprenditori, rassegnarsi a determinare le dimensioni della propria impresa con le
proprie sole capacità e terminarla con la propria età di vita.
La sfida è già qualitativamente più alta e io credo che la Sinistra e l'Ulivo la possano raccogliere più e meglio di altri.
Abbiamo avuto, nella Giunta e nella Maggioranza che governano Bologna, il silenzio su queste tematiche, sul futuro del nostro sviluppo produttivo.
Un silenzio, l'ha ricordato Pasquini e ha fatto bene, rotto soltanto con un punto di dibattito sia pure nato forse in maniera maldestra per iniziativa di un assessore che è insieme deputato, segretario di un partito e che ha avuto evidentemente -per questa sola ragione- poche opportunità per riflettere. "Città svegliati", questo è stato il suo appello.
Ma con lui il Municipio è sembrato vedesse nemici dappertutto: nemica la Regione Emilia Romagna, nemica la Fiera di Rimini, nemica la Camera di Commercio, nemica la Provincia, nemici i Comuni contermini, nemico il sistema delle imprese.
E' fin troppo facile dire che il nemico è invece proprio dentro il Municipio. Forse chi ha parlato avrebbe voluto rappresentare una delle braccia fondamentali di una nuova alleanza per lo sviluppo basata sulla rappresentanza diretta delle forze produttive. "La politica non serve più a fare progetti, noi siamo qui per rappresentarvi per seguire i vostri interessi e cambiare la città a loro immagine": questo diceva Guazzaloca e ripeteva con più enfasi Raisi.
Dobbiamo discutere di questa volontà della Destra, di questa volontà di alleanza fra forti.
Vedere se essa si è effettivamente saldata e se essa sia politicamente e socialmente vincente.
Mi interessa per quello che ho detto all'inizio proprio per il richiamo al conflitto sociale.
Se non vi è spazio, se la partita è già chiusa, su uno spartito dettato dai più forti, non solo il conflitto è inutile ma l'unica scelta sarebbe più che un riformismo debole la rinuncia alla proposta, la sequela del quotidiano.
Ma io ritengo che questa alleanza dei cosiddetti poteri forti, in realtà a Bologna, non ha ancora chiuso il suo cerchio.
Tutta la città, anche le sue eccellenze, richiedeva e richiede una politica più vasta per lo sviluppo.
E allora c'è ancora spazio per una politica più grande e perciò stesso più rispettosa della città e dei cittadini.
La Sinistra, si sa, è dialogica per natura.
Non desidereremmo di meglio che vedere finalmente la giunta Guazzaloca protagonista e suscitatrice di un grande dibattito su Bologna, ma dobbiamo notare che finora questo è stato evitato. E non credo che in ciò si possa ritrovare il frutto di un voluto pragmatismo della volontà di servire la città senza dirigerla.
No. Il problema è che " ha mostrato i suoi limiti l'equazione sulla quale Guazzaloca si è finora retto: "saremo continuisti- ricordate, sui servizi e invece incrementeremo, saremo innovativi sulle infrastrutture".
Sulle infrastrutture a fronte di gravi carenze delle proposte dì Guazzaloca e Salizzoni, è andata avanti una risposta forte ed incidente del nostro campo, ne
sono prova c'è le iniziative promosse dalla Provincia dove si sono viste, nel confronto, validità nostre e limiti altrui, lo testimoniano anche le relazioni di
questo convegno.
Anche noi del Gruppo Due Torri in Comune, ce ne siamo occupati molto e io credo anche con qualche risultato.
Sui servizi la città continua davvero a cambiare quel suo corso e questo non conduce come in troppi pensavano alla domanda di avere libertà da ogni cosa,
compresi i servizi sociali, ma al contrario ad aumentare le richieste di protezione, sicurezza, coesione.
Ma i servizi costano e la finanziaria impone, se non sarà cambiata drasticamente la politica di questo governo, le esternalizzazioni obbligate: dal 2003 si cambia pagina e siamo tutti con il cappio al collo di un'innovazione non guidata e chiamata a distruggere invece che a costruire.
Ma questo sarà il momento di dimostrare di che pasta è anche fatta la proposta alternativa di una Sinistra e di un Ulivo anche qui a Bologna. Bologna o diventa una città capitale o decade inesorabilmente. A partire da questa considerazione si può delineare una vasta proposta politica da rivolgere alle forze sociali, al lavoro ed alle professioni, alle rappresentanze della cultura e della società civile.
E' a partire da qui che dobbiamo verificare se ci può stare o non ci può stare la base programmatica della scommessa della relazione di Pasquini di questa serata, della nostra proposta per come si sta delineando. Il governo pubblico di una grande città ha oggi più responsabilità, non meno, non può invocare le colpe degli altri a nascondimento delle proprie, gridare alla luna come Raisi,o cavarsela, compagni e amici, con il ricorso-sempre e comunque- alla categoria della sussidiarietà.
Per continuare a mantenere lo standard dei servizi a Bologna non basterà trovarsi attorno ad un tavolo e decidere che cosa esternalizzare e che cosa "tenere". No. Bisognerà chiamare la città a investire socialmente di più sui servizi pubblici tenendo in ogni grande comparto una quota di gestione pubblica di forte qualità a misura e verifica di qualità sociale e di efficacia, e chiamare i privati a una forte collaborazione integrativa, dichiaratamente integrativa, non sostitutiva e concorrenziale con il pubblico.
Sembrano frasi, lo so, così come sembrano frasi anche altre cose, ma sono punti di reale discrimine. Oggi questi temi sembrano ancora periferici e lontani, ma credo che quando andremo al confronto elettorale, "cosa tenere" e "dove investire" sarà la coperta corta di cui tutti dovremo vestirci, noi e il Centrodestra. Dimostrare di avere vestiti adatti alla città sarà la carta vincente.
Ma qui si deve dire, ne hanno parlato molto, e anch'io voglio farvi brevemente riferimento, che un altro fattore è diventato via via tipico del modo di governare del mandato Guazzaloca.
E' l'utilizzo costante ma privo di un leggibile ordine di priorità di risorse del privato sociale. Mentre del privato sociale di larga diffusione non si parla più e il tema del "bilancio sociale" è andato nel dimenticatoio, le fondazioni bancarie, espressione dell'economia e della capacità di risparmio dei cittadini, soggetto ineludibile di sviluppo per la città, appaiono chiamate a contribuire di continuo a progetti piegati alla volontà politica, non dettati da reali bisogni sociali e da priorità determinate chiaramente da una concertazione attiva e limpidamente diretta dal governo della città.
I loro investimenti sono dispersi in più campi, in ultima analisi le fondazioni sono protagoniste sì, ma di spalla, relegate a un ruolo di sostegno senza verificabilità dell'utilità sociale primaria degli interventi.
Anche su questo c'è molto da ragionare, sulle alleanze saldate o meno fra i forti contro i deboli e si può vedere forse che i deboli se di buona parola e di ricca cultura, una massa forte di uomini e donne in quantità forte ma in qualità più forte ancora, possono saldare alleanze diverse da quelle che erano date per
scontate il 28 di giugno del 1999.
Bologna perde terreno, ma deve e soprattutto può riconquistarlo.
Ha già buttato via i primi tre anni di Guazzaloca, potrebbe ritrovarsi a fine mandato con 5 anni persi, l'opposizione ha più responsabilità.
Proprio le qualità del lavoro e della cultura di Bologna fanno risaltare le insufficienze e gli errori di questa amministrazione.
Ne abbiamo parlato presentando noi il consuntivo di metà mandato di questa giunta, mentre la giunta si è negata ed è sfuggita al dibattito in Consiglio ed in
città.
Ma c'è un'urgenza del nostro fare, questo deve essere il risultato anche della presente Conferenza. Si dice, tutti lo dicono ma pochi lo vogliono comprendere, che "i giorni, nell'età di Internet valgono anni", è una frase un po' piena di prosopopea, ma che ha anche qualche significato. Io preferisco dire che per
valorizzare Bologna il tempo è sempre poco, per valorizzare, in Bologna, una città migliore di chi la governa.

Davide Ferrari - Capogruppo "Due Torri-Ds per l'Ulivo"
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LA NOSTALGIA DEL FASCISMO

Davide Ferrari (Capogruppo "Due Torri-Ds per l'Ulivo")

Alleanza Nazionale, si sa, anche in città è un partito in crisi. A Bologna governa, governa a Roma, lima i voti sono in calo. Berlusconi egemonizza e, sul fianco destro, Forza Nuova appare tonica e aggressiva. Come reagire: tutto fa brodo. L'assessore, deputato, segretario politico Enzo Raisi ha una sua ricetta: moltiplicare i propri incarichi, difendere Guazzaloca sempre e comunque e contemporaneamente "inglobare" le ali movimentiste, ideologiche, nostalgiche.
Peccato che la nostalgia sia quella del fascismo e dell'iconografia nazistoide, della rivendicazione di Salò e dell'attacco alla Resistenza. Leggiamo così che Azione Giovani di Bologna, organizzazione legata ad An, se la prende con "l'atlante delle stragi nazifasciste in Emilia-Romagna", un sito allestito grazie a una ricerca del Dipartimento di Storia dell'Università di Bologna, finanziata dal Ministero dell'Istruzione.
A lanciare l'accusa sono Riccardo Marchioni e Paolo Rendina, rispettivamente Coordinatore provinciale, e, udite udite capogruppo di tutta la Casa della Libertà a Borgo Panigale, e Presidente provinciale di Azione giovani. Per loro si tratta di "un'indecenza", senza "nessun valore storico", ma "di scopo puramente propagandistico".
La ricerca è svolta sotto l'egida dei più noti storici del settore, ai quali deve andare tutta la nostra solidarietà. Tuttavia per queste "giovani liquerizie",cioè neri, è infarcita di "falsità" e "omissioni storiche", di "facili banalizzazioni di chi è il buono e cattivo". Perché? "In questo 'atlante manca l'elenco degli eccidi di civili e militari compiuti dai partigiani durante e dopo la fine della guerra, in particolar modo nel cosiddetto 'triangolo della morte',- dicono, e aggiungono: "ci proponiamo di rinfrescare la memoria a questi ricercatori, mandandogli una mail con scritto: e le stragi partigiane?".
Per fortuna non si annunciano altri metodi, più spicci. Questo il testo della lettera elettronica: "Probabilmente chi ha realizzato questa ricerca non è uno studioso di questa disciplina, ma di un'ideologia e un'utopia che non è ancora morta". Azione Giovani annuncia che manderà "per un mese in modo massiccio, continuativo, pressante questa mail, perché dopo mezzo secolo l'Italia ha la necessità di raggiungere un'unità storica fondata sulla verità".
D'altra parte questi giovani disorientati non sono soli, nella galassia bolognese di AN. Far passare un ordine del giorno sull'olocausto è sempre un problema in Consiglio comunale, mentre il capogruppo e altri consiglieri si addobbano con cinture con l'aquila repubblichina e ciondoli con la runa celtica. Pare che siano simboli riciclati. Non si intenderebbe rievocare ma dimostrare appartenenza ad organizzazioni "attuali" della gioventù "legale" della destra. Insomma l'ambiguità esiste, ed è ben coltivata.
Una richiesta a Raisi s'impone: se Fiuggi vale ancora, bisogna rompere con simboli, ideologie ed anche posizioni inaccettabili. Per qualcuno gli esami non finiscono mai. Per gli ex-fascisti non sono mai cominciati. Noi siamo per farli. Si vuole fondare finalmente la nostra Repubblica su una convivenza basata su valori e storia condivisa. Bene. In quella storia la Resistenza è centrale, il fascismo ed il nazismo sono il nemico.

Giovedì 13.06.2002, L'UNITA’ ED. BO



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L'INTERVENTO
La frattura nei sindacati, la sinistra e il lavoro

Ferrari

Il primo giudizio che occorre dare, a sinistra, sulla rottura registrata fra i sindacati confederali nella trattativa con il governo e le altre parti sociali deve essere netto: la Cgil sta tenendo fede agli impegni presi in difesa di tutto il mondo del lavoro. È un impegno nei confronti sia di chi gode del diritto a non essere licenziato senza giusta causa, sia di chi, già oggi, si vede negato questo diritto. Non e è ombra di pregiudizio nella posizione che ha rappresentato Sergio Cofferati, tanto è vero che la Cgil parteciperà agli altri tavoli. Non bisogna però banalizzare il problema grave rappresentato dalla diversa posizione di Cisl e Uil e questo per un motivo di fondo: c'è il rischio di vedere il sindacalismo confederale, non solo diviso, ma trasformato nella sua natura e nel suo ruolo. Due grandi centrali storiche, Cisl e Uil, che rappresentano parti importanti della società e non solo del lavoro, possono essere indotte per una scelta sbagliata a trasformarsi in sindacati a cui è destinata l'assistenza, la consulenza, la delega, nel rapporto con i lavoratori, di funzioni che devono rimanere pubbliche e delle istituzioni. Si perderebbe così l'autonomia di una grande parte di quella ricca realtà di corpi associativi intermedi fra lo Stato e i cittadini che è una delle maggiori ricchezze della particolare democrazia italiana. Questo segnerebbe un punto di arretramento, sia detto per inciso, particolarmente serio per il mondo del cattolicesimo democratico, che per primo ha capito e interpretato questa autonomia civile. Il populismo reazionario, non conservatore, di Berlusconi non chiederebbe di meglio. Ma questa trasformazione può pesare anche oltre la fase politica attuale, segnata dal primo governo che si fonda su un accordo programmatico con le parti retrive della Confindustria. No, davvero non si può affrontare questo difficile momento su un piano prevalentemente tattico. In primo luogo bisogna pensare a mantenere saldo il rapporto con la grande maggioranza dei lavoratori di tutte le generazioni e dei cittadini che hanno manifestato, in ogni occasione, in questo anno di fuoco, la propria volontà di avere ed esercitare diritti di libertà. È questa una motivazione forte ed unitaria, il vero filo che ha collegato le lotte
dei metalmeccanici per il diritto a giudicare il proprio contratto, agli studenti ed agli insegnanti che hanno chiesto salvezza e sviluppo per la scuola di tutti, la scuola pubblica. È questo ciò che ha unito soprattutto l'insieme dei milioni di persone che hanno manifestato il 23 marzo, il 16 aprile allo sciopero generale, il Primo di Maggio, a Bologna, come e più che in tutte le città d'Italia. È questa la forza unitaria che può rimettere in carreggiata tutto il movimento sindacale, sospingerlo a ritrovare unità di prospettive e di azione. Le prime reazioni nell'Ulivo sono state inevitabilmente molto problematiche. Non poteva essere diversamente. Ma, per ritrovare la strada bisogna guardare in faccia ai contenuti dello scontro sociale. Se la sinistra e l'Ulivo apparissero disponibili a dividere sui diritti le generazioni, a separare e a contrapporre, come tanti invocano, i padri dai figli, a considerare inevitabile una istituzionalizzazione del sindacato confederale, la sconfitta potrebbe essere ancora maggiore, assai più duratura di quella politica registrata con l'affermazione di Berlusconi. Spetta, invece, ai Democratici di Sinistra, ne sono profondamente convinto, che sono il principale partito della sinistra e che sono stati e sono una delle forze trainanti dell'Ulivo, un lavoro difficile ma decisivo. Non si tratta di fare un esercizio propagandistico dell'opposizione, bisogna porre il tema di una alternativa ali azione di divisione operata dal governo. Bisogna realizzare sia una vasta campagna di iniziative attorno alla proposta di una nuova "Carta dei diritti dei lavoratori", sia mettere in campo un programma per la qualità ed anche la quantità dello sviluppo. La grande debolezza del governo e ai chi lo sostiene è infatti anche e principalmente nella non credibilità del suo programma economico: chi non sa come aiutare la produzione di ricchezza non può che dividere i diritti. Il governo attende la ripresa e promette agli imprenditori libertà di licenziare invece di una politica per lo sviluppo. Da questa Legge Finanziaria, fondata su tagli e conti quanto meno approssimativi, alla prossima, si giocherà una partita lunga e decisiva, per la democrazia e per lo sviluppo. Una partita che si gioca anche a Bologna. Per il governo, così come per chi amministra la nostra città, la politica industriale non conta, la formazione non è una priorità. Ma senza innovazione si colpiscono proprio quei distretti economici e sociali, come quelli emiliani e bolognesi, fatti di imprese medie e di un ar-tigianato diffuso che vincono sulla competitività e non sull'assistenzialismo. Certamente non basta loro risparmiare sulla forza lavoro per competere. A noi dimostrare che è possibile una politica diversa, che moltiplichi e rinnovi le forze produttive e coinvolga lavoratori ed imprenditori in un confronto fra cittadini, sulla proposta di uno sviluppo e di un lavoro adeguati alla qualità ed al sapere che già appartengono alle persone che vivono nella nostra realtà. È qui che si può saldare una alleanza più forte, da tutto l'Ulivo a Rifondazione, alle nuove generazioni, per garantire alla città una direzione adeguata. Bologna, infatti, deve affrontare una grande prova per riproporsi come una città che conta: stare a fianco del lavoro, inequivocabilmente.

Direzione nazionale Ds

Mercoledì 05.06.2002, IL DOMANI

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Nuoto: una questione importante

14 Gennaio 2002

Oggi il Consiglio comunale discuterà il tema : "Le politiche per il nuoto e l'impiantistica sportiva degli sport d'acqua del Comune di Bologna" .
Sarà il primo punto all'Ordine del Giorno, stabilito su richiesta dei consiglieri di opposizione e su di esso il Consiglio Comunale discuterà in via straordinaria.
Abbiamo ritenuto di prendere questa iniziativa perché, sia sul versante dell'organizzazione dei servizi, sia sul versante dei progetti di impianto, la Giunta, a nostro avviso, ha preso decisioni davvero gravi.
La distribuzione degli spazi acqua per il nuoto ha visto una vera e propria discriminazione a svantaggio degli Enti maggiormente partecipati, con la creazione di sacche di disservizio e una riduzione della qualità dell'offerta ai cittadini.
Sul versante degli impianti non si può non rimarcare il perdurante ritardo della copertura della piscina olimpica dello Stadio, a due anni e mezzo dall'insediamento della Giunta e dell'Assessore Foschini.
Suscita poi una vasta perplessità la decisione, che viene riproposta ad ogni bilancio del Comune di realizzare un nuovo impianto di grande dimensione presso l'area dello Spiraglio.
Quest'ultima decisione non è mai stata suffragata da un piano di fattibilità economica credibile e rischia, se realizzato, come fino ad ora ipotizzato, di consegnare una vera e propria ipoteca di spesa, un debito ingente al Comune di Bologna per più lustri, che non potrebbe non avere conseguenze negative sulle possibilità di mantenere un offerta pubblica di nuoto così vasta quale a Bologna è presente.
Sono temi importanti, anche al di là delle nostre opinioni.
E' di grande rilevanza la più generale questione di un rapporto limpido fra Comune e privati, che deve essere non solo trasparente ma anche finalizzato all'utilità sociale e al benessere di tutta la Città.
Al contempo all'interno della questione del nuoto, si evidenzia il nodo dell'associazionismo bolognese, già sottoposto, nella sua interezza, ad un pesante attacco, da parte della Giunta, alle sue condizioni di libertà e di autodeterminazione.
Oggi in Consiglio comunale proprio di Libere Forme Associative si discuterà, dopo il nuoto e le piscine.

I punti in discussione

Accesso

Partiamo dalla modulistica da inoltrare al Comune per ottenere spazi acqua.
E' evidente che la tipologia dei moduli permette scelte discrezionali della amministrazione pubblica in un settore nel quale vengono impiegate quantità ingenti di denaro pubblico (oltre L.4.000.000.000) , sulla base delle mere unilaterali dichiarazioni degli enti di promozione sportiva senza alcuna seria verifica della attendibilità delle dichiarazioni stesse e senza nemmeno l'adozione di cautele (come, ad esempio, un meccanismo fondato sulla autocertificazione) che almeno indirettamente possano, responsabilizzando coloro che le effettuano, attribuire un minimo di credibilità ai fatti dichiarati.
Rivolgiamo all'Assessore e al Sindaco precise domande come non vedete il rischio che un sistema così impostato renda possibile che soggetti privi di strutture operative (personale, istruttori, assistenti, etc.) abbiano potuto invece affermare (sulla base del criterio per cui "tentar non nuoce, tanto non si rischia nulla") di aver svolto molteplici attività, tali da farli apparire meritevoli di ottenere spazi acqua che non avevano, con grave ricaduta sulla qualità del servizio nuoto, erogato al cittadino?
Così facendo, il denaro che il Comune spende per mantenere e rendere fruibili le piscine pubbliche, verrebbe, almeno in parte, "buttato via", perché le corsie sono sottoutilizzate o addirittura, come pure si verifica, inutilizzate. I dati in nostro possesso dimostrano che nelle piscine Biancolelli e Arcoveggio sono totalmente o parzialmente inutilizzati il 50% degli spazi assegnati ad altri enti, con il risultato che mentre le piscine sono semivuote, l'Uisp è costretta a fare nuotare i propri soci sacrificati o a rinviare l'iscrizione al corso per mancanza di spazi.
Alle assegnazioni, d'altra parte, concorrono, con successo, alcuni soggetti che nemmeno svolgono, in maniera significativa, attività sportive nel territorio di Bologna.
Basta ricordare che sono state concesse corsie al livello regionale dell'ente di promozione sportiva Fiamma perché non esiste il suo livello provinciale. Un esempio di quanto poco convincente sia l'operato dell'assessorato circa l'aspetto che abbiamo menzionato si evidenzia considerando che il Comune non ha nemmeno risposto a domande di attribuzione di spazi da assegnarsi su basì paritetiche presentate da federazioni sportive che operano sul territorio bolognese con una presenza storica significativa e che possono contare su una comprovata esperienza nello svolgimento di attività agonistiche, didattiche e di formazione, su collaborazioni stabili con tecnici e su strutture organizzative adeguate, ed a ha invece riconosciuto un numero di corsie di Enti soggetti talmente poco addentro all'attività e all'ambiente sportivo cittadino che, di fatto, non sono minimamente in grado di gestire gli spazi ottenuti, che vengono infatti utilizzati da altri soggetti (diversi, quindi, dall'assegnatario).

Controlli

E' grave, inoltre che ormai da due anni l'Assessore prometta ispezioni di verifica nelle piscine con l'impegno di riprendere gli spazi sottoutilizzati e ristribuirli, senza rispettare tali impegni. Il problema, poi, non è, o non è solo, determinato dai privilegi - e correlativamente delle discriminazioni - create dal meccanismo ideato da questa Giunta, ma il fatto che un patrimonio pubblico - fatto di denaro e di strutture impiantistiche -venga gestito - di fatto - sulla base ... di chi la dice più grossa degli altri. Torniamo, quindi, alla questione della assoluta inattendibilità del meccanismo utilizzato ai fini della attribuzione dei punteggi. Se un ente ha affermato di poter disporre di 50 istruttori, per contro un altro afferma di averne 200. Se un ente ha organizzato un campionato riconosciuto da una federazione (un campionato italiano o un meeting internazionale etc), è poca cosa perché prevale infatti l'altro ente che dichiara di aver organizzato dieci campionati "inferenti" (che non si sa cosa siano, quali regolamenti abbiano, quanti gli effettivi partecipanti, etc.)

I "criteri nuovi" di Foschini

Vi è poi la questione del tetto massimo dei punteggi, anch'essa di un certo rilievo.
Il fatto che, oltre un determinato "tetto", i meriti guadagnati da un ente non vengano più conteggiati, fa sì che i punteggi acquisiti da quell'ente valgano, in concreto, meno di quelli conseguiti dagli altri.
E' evidente che se chi ha ottenuto 1000 punti ottiene lo stesso trattamento di chi ne ha ottenuti 2000 è minato il principio di trasparenza e di merito (principi fondamentali nell'assegnare spazi pubblici). Infatti è logico ritenere che il soggetto che ha ottenuto meritoriamente un punteggio superiore agli altri impieghi gli spazi e gli impianti, quanto alla soddisfazione degli interessi pubblici e degli obiettivi di pubblica utilità, meglio e di più di chi ha meno punti.
Se si introducono sbarramenti per cui si attribuiscono, a chi fa meno e peggio, gli stessi spazi che si riconoscono a chi fa di più e meglio, allora si ammette che le risorse pubbliche vengano distribuite sulla base di parametri che non corrispondono al miglior perseguimento possibile del
bene pubblico.
Un'ultima considerazione. I criteri stabiliti dal comune per le determinazioni dei punteggi riconoscono, come motivo di merito e quindi di punteggio, il fatto
che un ente attribuisca parte degli spazi acquisiti a società affiliate.
Riteniamo che il Comune sia incorso in una grave gaffe.
L'Ente pubblico, assegnando gli spazi-corsia negli impianti pubblici a prezzo agevolato, si accolla la differenza tra il costo di gestione dell'impianto e la tariffa che applica, in considerazione del servizio che il privato-sociale eroga. Consentendo, però, che l'ente di promozione sportiva possa poi cedere ad
altri quanto ha ottenuto (magari guadagnandosi, in tal modo, consensi, riconoscenza, favori, da parte del soggetto favorito) senza l'obbligo di rispettare alcun criterio predeterminato, pone le premesse affinchè il denaro e le risorse pubbliche vadano disperse a vantaggio, anziché della collettività,
dell'interesse particolare del privato. Orbene: che il privato tragga un utile (da reinvestire nell'attività sportiva o comunque nel sociale, trattandosi di enti
che non hanno scopo di lucro) dalla propria attività è positivo ed è da sperare.
Che sia consentito, di fatto, che gli utili possano derivare dal subaffitto degli spazi il cui costo è sostenuto in gran parte dalla collettività, mi pare
sconcertante.
Lo sconcerto si incrementa, poi, se si considera che il subaffitto degli spazi assegnati viene addirittura premiato dall'ente pubblico con un punteggio a favore di quegli enti di promozione sportiva che abbiano ceduto ad altri le corsie loro assegnate.
Troviamo preoccupante, insomma, che anziché denunciare duramente la condotta di chi abbia utilizzato a proprio vantaggio il beneficio che gli era stato riconosciuto per il rilievo pubblico e la pubblica utilità del servizio reso, l'ente pubblico incoraggi disservizi e cadute di qualità.
Rivolgiamo qui un'altra domanda: E' vero che alcuni Enti hanno subaffittato totalmente le corsie ricevute dal Comune ad una sola sportiva?
Una società che appare gestire gli spazi concessi agli Enti stessi:
Si dimostra così facilmente che questi ultimi non avevano ricevuto attenzione dalla precedente amministrazione comunale non per pregiudizi, ma banalmente perché carenti di requisiti per erogare un servizio di qualità ai cittadini.
La nostra sensazione è che, nella foga del "rinnovamento", l'attuale governo cittadino sia incorso, nella materia in esame, in una serie di errori. Si sono persi di vista, da un lato, gli scopi - perseguimento dell'interesse pubblico - cui l'azione amministrativa dovrebbe essere improntata, e sono state oggettivamente compiute evidenti discriminazioni.
Cambiare davvero e subito.
Un auspicabile riordino della situazione deve, a nostro avviso, passare attraverso alcuni passaggi ineludibili:

a) è necessario istituire nuovamente una commissione consultiva dell'assessorato nella quale siano rappresentati gli attori del nuoto bolognese;
b) i punteggi vanno determinati sulla base di un sistema serio, attendibile e verificabile.
e) non possono porsi limiti né tetti, nella attribuzione di spazi su base meritocratica, ai punteggi conseguiti dagli enti di promozione e dalle federazioni.
Ci pare importante che l'occasione del dibattito consiliare sia sfruttata affinché si sappia che, se non si vorrà porre rimedio alle lacune, ormai palesi, delle attuali modalità di assegnazione-concessione dell'utilizzo degli impianti, non si potrà più pensare ad errori compiuti in buona fede, ma a scelte politiche adottate per danneggiare qualcuno e favorire altri.

A cura del Gruppo Due Torri
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Il capogruppo della Quercia, Davide Ferrari, propone una svolta radicale per il Comune
"Consulenze: puntiamo sulla qualità"

Doveva essere la giunta della svolta anche riducendo le consulenze esterne. Ma cosi non è stato, anzi, gli incarichi esterni si sono gonfiati a dismisura. Davide Ferrari, presidente del gruppo Due Torri, è scandalo consulenze in Comune?
"Certamente è importante vederci chiaro.
Impressionano quegli 8 milioni e mezzo di Euro in un anno. Più o meno ciò che si è guadagnato, al netto degli sconti tariffari, nel 2001, dal gravoso aumento dell'Irpef fatto dal Comune di Bologna.
Credo che ancor più debba impressionare la scarsa qualità di questa spesa.
Non si tratta infatti soltanto di consulenze per alte professionalità.
C'è un po' di tutto.
In sostanza la logica che prevale nella Giunta Guazzaloca, Sindaco in testa, è un po' questa: per il lavoro "grosso", per tutto ciò che tiene in piedi davvero il Comune "andiamo avanti con i tecnici e l'apparato pubblico", per tutto ciò che, come Sindaco o come Assessori, si vuole seguire più direttamente, "avanti con le consulenze", si tratti di segretarie o di ingegneri."
In sostanza si vuole svuotare di ruolo l'apparato comunale ereditato dai mandati
precedenti?
"E' ancora peggio di così.
La questione delle consulenze fa parte di un insieme di modi di governare che stanno determinando, nell'iniziativa del Comune, una eclissi dell'interesse generale, di tutti i cittadini.
Di cosa parlo?
Proviamo a sommare gli effetti:
a) delle consulenze;
b) del ricorso sempre più massiccio a soggetti esterni, pure importanti, come le
Fondazioni bancarie, al di fuori di qualunque priorità e trasparenza negli obiettivi;
c) del privilegiare, nel circuito dell'associazionismo, una logica sostanzialmente
discriminatoria, su base politica, ed infine;
d) dello svuotamento delle funzioni di indirizzo e controllo del Consiglio Comunale, nel quale Guazzaloca è maestro. Quasi troppo. Talvolta esagera fino a realizzare veri e propri autogoals come quando ha fatto andare in minoranza se stesso, non stando in Consiglio durante il voto sulla nuova sede unica degli uffici comunali.
E' la somma che fa il totale.
Il Comune di Bologna era noto per essere un punto di riferimento per la libertà e le pari opportunità di tutti i cittadini, delle imprese, delle organizzazioni sociali.
Stiamo passando, giorno dopo giorno, ad un Comune dal profilo incerto, spesso
pasticcione, ma altrettanto spesso amico di qualcuno e nemico di altri.
Come si vede, tirando il filo della questione delle consulenze, fino in fondo, si srotola tutta la matassa del guazzalochismo."
Ma oggi un ente pubblico, può ancora fare tutto senza consulenti?
"E' chiaro che in un mondo dove le tecnologie ed i saperi mutano molto rapidamente non si possono avere tutte le competenze necessarie incorporate nelle persone fisiche dei dipendenti comunali.
Nemmeno nel Comune di Bologna, che pure possiede uno straordinario know-how.
Però ci vuole una svolta.
Innanzitutto è inammissibile che prosegua l'andazzo di una spesa in crescita per
consulenze senza serie motivazioni.
Ma c'è di più.
Bisogna chiedersi se davvero oggi le consulenze esterne siano sempre la risposta migliore all'aggiornamento programmatico di una Amministrazione pubblica."
Lei cosa pensa al riguardo?
"Ho da tempo una idea fissa su questo tema. Non basta una campagna contro le
consulenze.
Bisogna andare oltre.
Ormai da un decennio è in corso un serio dibattito, proprio in quelle multinazionali che sono il cuore del sistema in cui viviamo, sulla prevalenza che occorre dare al senso di appartenenza di un progettista, o di un ufficio di progettazione.
L'appartenenza all'azienda, alla sua missione, al compito di valorizzarne tutti i
dipendenti, rispetto alla prevalenza della scorciatoia del consulente "prèt à porter".
Questa discussione si è tradotta in importanti esperienze.
Mentre crescevano i circoli di qualità per diffondere l'innovazione, si consolidavano veri e propri "uffici per la consulenza interna", capaci, con protocolli particolari di organizzazione e di lavoro, di proporre risoluzioni di problemi, non solo analisi, a partire dall'interno della singola azienda, sostituendo le funzioni di agenzie esterne.
Questo nei privati, ma anche nel mondo del pubblico, a partire dalle Università."
Ma il Comune ha le forze necessarie?
"E' ora di finirla nel considerare per forza più arretrate le Amministrazioni pubbliche.
Il Comune di Bologna ha energie da vendere, di alta qualità.
Bisogna saperle sfruttare.
Propongo un vero e proprio "Settore per la consulenza interna", sufficientemente
libero dalla dirigenza e soprattutto dal comando politico degli assessori da poter
proporre davvero innovazioni.
Non c'è soltanto da svolgere un ruolo di consulenza interna per la diffusione di
qualità nei punti delicati dell'Amministrazione.
Questo già lo fanno i singoli Settori per le proprie competenze.
Bisogna individuare 3 o 4 priorità dove innovare profondamente, costruendo uno
staff in grado di approntare risposte in maniera indipendente dal lavoro quotidiano degli assessorati.
Si eviterebbe così la logica marziana del consulente esterno, talvolta comunque
necessario, ma catapultato in un mondo di cui, inevitabilmente, non comprende le dinamiche più interne."
Qual ' è la differenza da un Ufficio studi?
"Dipende da come è fatto un Ufficio studi.
Il punto è che deve trattarsi, per un Settore di consulenza interna, di qualcosa di molto diverso dalle altre realtà nelle quali si articola una azienda o un ente.
Occorre riprodurre in qualche misura una logica fornitore/cliente e una
corrispondenza stringente fra obiettivi dell'incarico ricevuto e progetto che si
realizza.
Si tratta, come si vede, di qualcosa di diverso dalle classiche ricerche dei centri e
degli Uffici di studio.
Di più: occorre una dialettica tutta particolare fra autonomia del consulente interno, che deve essere totale, e logica generale, e valori dell'ente al quale si appartiene, in questo caso del Comune di Bologna."
Proporrà alla Giunta questa idea?
"Siamo una opposizione di proposta, non ci interessano i combattimenti contro i
mulini a vento.
Ci interessa il "bersaglio grosso".
Bisogna combattere contro una Giunta dimentica dell'interesse generale, una Giunta in questo, perfettamente in consonanza con il modello berlusconiano.
Per questo andremo avanti sia con la denuncia degli sprechi in consulenze inutili sia con proposte di riforma impegnative come questa."

Intervista di una emittente televisiva, Febbraio 2002
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Contro Le Pen ed il fascismo in Europa.
Francia: anche Bologna Deve Muoversi

Davide Ferrari

Ci sarà, il tempo per discutere le cause della drammatica situazione politica in Francia, purtroppo. Oggi, subito, bisogna agire. Se è vero che il mondo è ormai piccolissimo e che l'Europa è una sola, agire per la salvezza della democrazia in Francia non è tanto un dovere internazionalista ma un capitolo necessario dell1 impegno civile, nostro, di italiani.
Cosa si può fare e perché? Bologna è una città che ha moltissimi rapporti con la Francia. Basti pensare ai tanti gemellaggi degli Enti locali, all'Università, così come ai numerosi contatti fra le imprese e nel mondo del lavoro. Propongo un appello al voto per la democrazia, un motivato appello al voto per Jacques Chirac. Certo, non si tratta del nostro candidato, del candidato dei socialisti. Ma vi sono due ragioni importanti perché Chirac debba prevalere, e prevalere con un larghissimo, risultato. La prima: già in queste ore, passato lo choc e i tatticismi di Fini e Berlusconi, della serie: "siamo la destra buona, altro che Le Peni", già si possono notare, sulla stampa, segnali di legittimazione del fascismo del candidato paracadutista.
Possiamo leggere già oggi il programma xenofobo, antieuropeo, di derivazione colonialista del Fronte Nazionale come se si trattasse, per molti importanti commentatori, di una proposta fra le tante, accettabile o meno, ma comunque inseribile, in modo indolore, nel circo mediatico della politica. Soltanto una sconfitta che rappresenti un vero e proprio isolamento di Le Pen può arginare questo fenomeno.
Viene poi la seconda ragione di iniziativa. È facile prevedere che il modo di interpretare il ruolo di Presidente e la funzione della Francia in Europa sarà svolto da Chirac anche a seconda del risultato del ballottaggio. Certamente, passato il momento attuale che lo vede rivolgersi naturalmente a sinistra per incrementare i pro-pri voti, Chirac sarà tentato a fare entrare maggiormente nel gioco politico i contenuti dell'ideologia lepeniana. Anche qui c'è un solo rimedio, nell'attualità. Far subire a Le Pen una forte sconfitta al secondo turno.
Nelle nostre mani, qui in Italia, nella nostra città, non abbiamo molti strumenti, ma qualcuno sì. Scrivere ad amici, corrispondenti, giornali francesi invitando al voto. Un voto contro. Un voto, nello stesso tempo, per l'Europa oltre che per il loro paese. Sarà anche un modo utile per reagire ad una sottile ma insidiosa campagna che tende a far passare per una querelle sciocca e provinciale la polemica che in Francia è stata, ed è, viva, in settori intellettuali e giovanili contro il fascismo risorgente, in Italia come altrove.
Si vuoi dire che quella reazione non è altro che una confusa rissa portata avanti da chi non vedeva il nemico in casa propria mentre questionava sugli altri. Non è vero. È in tutta l'Europa che va portata avanti unitariamente la battaglia di idee e di militanza quotidiana contro il nuovo fascismo, il nuovo populismo e anche il nuovo militarismo.
Già in questi giorni, propongo, si scriva un appello, a più mani, che l'Unità potrebbe autorevolmente veicolare. Internet può fare il resto.
La sinistra non è mai all'anno 0. Può risorgere, può riavanzare oppure ancora decadere. Facciamo la cosa giusta.

Mercoledì 24.04.2002, L’UNITA’ ED. BO


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L’ex senatore, militante del Pci e dei Ds, si è spento a novant'anni. É stato esponente di punta dell'antafiscismo e della Resistenza. Martedì i funerali
Luigi Orlandi, una straordinaria esperienza di vita

Luigi Orlandi ci ha lasciati. Aveva 90 anni. È stato una delle figure più rilevanti dell'antifascismo bolognese e della vita politica e civile della città nella Repubblica. Perseguitato politico, arrestato nel '32 condannato dal Tribunale speciale a 9 anni di reclusione, patì il carcere fino al 1938. Militante comunista fin dalla clandestinità, venne poi richiamato sotto le armi ed inviato in Libia. Fu partigia-no, con il nome di "Pietro", con incarichi rilevanti nella Resistenza
Reggio Emilia e Bologna. Vice Presidente della Provincia e Presidente degli ospedali bolognesi è stato Senatore, eletto nelle liste del Pci. Impegnato nel volontariato e nell'associazionismo culturale ha diretto il CESTAS e l'Italia-Ungheria. È stato dirigente locale e regionale delle Associazioni dei partigiani e dell'antifascismo ANPI e ANPPIA e, come tale, impegnato nell'attività degli Istituti storici della Resistenza, Era vedovo da molti anni. Sua consorte fu Diana Franceschi, una delle dirigenti ed amministratrici più popolari di Bologna, protagonista della stagione dell'emancipazione femminile, della realizzazione dei consultori e degli asili nido. La cerimonia funebre per il senatore Orlandi si svolgerà martedì 5 febbraio nel cortile di Palazzo Malvezzi, sede della Provincia di Bologna. La camera ardente, dove i cittadini potranno rendere omaggio al senatore scomparso, sarà allestita dalle ore 13,30 alle 15. Alle 15,10 il presidente Vittorio Prodi, un rappresentante dell'Anpi e il segretario dei Ds cittadini Salvatore Caronna commemoreranno l'opera e la figura di Orlandi. Cordoglio alla famiglia, al figlio Giorgio, è stato espresso, oltre che da Caronna e Prodi, dal senatore Walter Vitali, a cui si aggiunge anche quello dell'Unità.
Sentiamo di aver perso una persona amica, non solo un compagno dalla straordinaria esperienza di vita. Per tutte le generazioni che, via via, si sono affacciate nella politica dopo quella di Orlandi, nella militanza nel PCI e poi nei Ds, il "Senatore" è stato un costante punto di riferimento, un maestro. La sua figura diritta e marziale si notava subito, nelle sale di via Barbe-ria. Così si notavano una rara eleganza diportamento e il suo eloquio essenziale. Una degenza signorile che sembrava accordarsi naturalmente ai capelli bianchissimi ed al viso regolare Ma questi tratti indicavano serenità, non distacco. Non erano mai disgiunti da una passione civile inesauribile. Ricordo ora due momenti. 20 anni fa volle informarsi sull'iscrizione e l'impegno degli allora giovani compagni provenienti dalla "Nuova Sinistra ". Lo fece con assoluta discrezione e leggerezza. Raccontandoci delle sezioni, della loro storia, delle loro delicate architetture intime. Già il clima si stava complicando. Non erano diffusissimi, neanche allora, quel disinteresse e quella passione che sono la base della volontà di formare giovani, ài aiutarli, di sostenerli. Orlandi, invece, ci seguì, si rese garante, ci insegnò a essere parte di un movimento più vasto e difficile. Osservare le sue reazioni, ad esempio durante una Commissione elettorale, era il modo migliore per comprendere se stavamo sbagliando, se ci stavamo compromettendo in partite poco limpide. Era una di quelle persone che ti obbligano ad essere migliori, con la sola presenza. Dopo tanti anni, infine, lo abbiamo avuto al nostro fianco nella battaglia per mantenere neh Statuto del Comune di Bologna la definizione di "Città della Costituzione, nata dalla Resistenza". Luigi Orlandi, novantenne, anche in questa occasione ci ha dato tutte le sue energie e la sua generosa e bella intelligenza. Non era facile. Potevano prevalere strumentatila di partito o, all'opposto, l'accontentarsi della retorica di celebrazioni senza più un contenuto esplicito. Per nessuno è facile ingaggiare un duro confronto di principio con chi ha il potere. Le parole di Orlandi sono state, anche in questo caso, essenziali. Tagliavano vie di uscita di comodo, con nettezza, e insieme spronavano sempre ad allargare il consenso, a sfuggire il politicismo, il settarismo. La sua bussola era l'interesse collettivo, il partito come insieme concreto di tante persone, di tante vite. Un partito di cui conosceva più di altri Infallibilità ma che restò sempre, per lui, un luogo dove mettersi alla prova. Il partito, dunque, come limite all'individualismo, al verminare degli interessi. Una concezione, la sua, che permetteva di coniugare la fedeltà al senso più alto di se e degli altri. Sono impossibili quindi parole di commiato, perché il "Senatore" resterà sempre con noi.

Davide Ferrari

Domenica 03.02.2002
L'UNITÀ ED. BO





Arrivano Sveglia e movimenti

Consiglio comunale di Bologna - INTERVENTO DI INIZIO SEDUTA:

L'Opposizione, l'Ulivo, Bologna.
Importanti e positive tutte le iniziative per rilanciare 1'opposizione democratica e realizzare una alternativa a Bologna.
Su Moretti : concordo con il metodo della lettera di Piero Fassino.

Consigliere Davide FERRARI

Ho inteso prendere la parola perché mi è parso che le discussioni di questi giorni, che attraversano anche a Bologna la sinistra e il centrosinistra, abbiano una valenza davvero importante; e vadano colte innanzitutto per quello che sono.
Una cosa si deve dire prima di tutto.
GRAZIE ALLE PRESE DI POSIZIONE CHE SI SUSSEGUONO PER RAVVIVARE LA SINISTRA E L'ULIVO,A BOLOGNA, C'È' PIÙ' OPPOSIZIONE, NON SI DISCUTE SOLO LA QUALITÀ' DELL'OPPOSIZIONE, LA SUA ENERGIA, SI RICHIEDE UNA SVOLTA PER RILANCIARE BOLOGNA, FUORI DAL DECLINO CUI LA CONSEGNA IL GOVERNO DI GIORGIO GUAZZALOCA.
Io personalmente ho partecipato a quasi tutti i momenti di cui poi la stampa ha dato, con impegno, evidenza e ho notato che la prima cosa che viene sollevata, nelle riunioni e nelle assemblee promosse da quella che è stata chiamata :"l'opposizione fai da
te", è che Bologna, così come sta diventando, non piace; ed anche che a livello nazionale occorre essere con più forza sulla breccia contro involuzioni che sono viste, ancor più forse di quanto noi stessi non le abbiamo denunciate, come elementi di chiusura
autoritaria del quadro politico e civile.
I partiti dell'Ulivo, unitariamente, hanno già risposto.
Mi riconosco in pieno nel percorso che è già stato comunicato, che porterà a Bologna ad un importante iniziativa programmatica, il 23 febbraio.
Voglio ricordare che,in questo stesso periodo, si darà vita ad un impegno di tutta l'opposizione, e quindi non solo dell'Ulivo, affinché nel Consiglio Comunale ci sia una seria "verifica di metà mandato" di questa amministrazione.
Quella verifica di metà mandato cui si è cercato di sfuggire, da parte del Sindaco Guazzaloca, con l'attribuzione a Prometeia di quelli che sarebbero stati i compiti del Sindaco, riferire, rendicontare, cioè circa l'attività concreta di governo del suo
mandato.
Quella verifica posticcia ha portato alle note affermazioni sull'aria buona della città e a intonare canzonette sull'aria di "tutto va ben, madama la marchesa".
Io credo che la nostra verifica porterà a risultati diversi, più vicini a quelli che tanti cittadini hanno indicato, anche in queste giornate, anche con momenti
di autorganizzazione.
Voglio dire che ho trovato, allargando l'orizzonte al piano politico più generale, tre elementi di contenuto molto importanti nelle iniziative fatte a Bologna: il primo
è il senso della giustizia.
Una giustizia uguale per tutti: terreno, più che incontro, di franca battaglia politica.
In secondo luogo il tema dell'antifascismo; certamente, sono d'accordo anche con la puntualizzazione che ha fatto Curzio Maltese, su Repubblica, in un bell'articolo: è
un tema che sembrava sommerso ma che è invece deve essere all'attenzione di noi tutti.
E infine la questione dei diritti, i diritti di libertà, i diritti delle donne, dell'infanzia, della diversità sessuale, i diritti di chi è protagonista nel lavoro e nella crescita civile che non possono essere ridotti a mercé di scambio con un bigottismo di ritorno, che pare davvero inadeguato - soprattutto a Bologna - ad interpretare la realtà sociale.
Saremo capaci di trasformare queste volontà in momenti di forza comune? Non lo sappiamo. Noi certo ci impegneremo con la massima serietà, cogliendo sempre le occasioni del dialogo e il metodo dell'apertura. Io sono molto d'accordo, lo dico senza difficoltà, pure avendo avuto - come è noto - posizioni politiche anche diverse, con il metodo della lettera che Piero Fassino ha rivolto a Nanni Moretti, che mi è sembrato un atto di civiltà politica.
Poteva essere facile avvitarsi in polemiche inutile; si è invece andati, senza sconti per nessuno, ad un terreno più alto, senza dimissioni di responsabilità. Ecco, in questo ho apprezzato molto l'intervento e la lettera a caldo, coraggiosa, del Segretario dei DS. Ecco, mi auguro che a Bologna, come a livello nazionale, su questa strada sia possibile proseguire per dare più forza e gambe e cuore non solo all'opposizione ma alla vita democratica di questo paese.

4 febbraio 2002